In primo piano
La scomparsa dell’umanità, una raccolta di testimonianze
Sta per arrivare in libreria L’umanità è scomparsa, il libro curato da Alberto Barbieri in cui gli appartenenti alla onlus Medici per i Diritti Umani raccontano le storie raccolte durante la loro attività di assistenza medico-psicologica ai migranti sopravvissuti a torture e a trattamenti crudeli, inumani e degradanti. L’obiettivo è quello di restituire la complessità del fenomeno delle migrazioni contemporanee attraverso testimonianze che seminano dubbi piuttosto che rafforzare certezze, pongono domande piuttosto che suggerire soluzioni, nella convinzione che dal dubbio può nascere la medicina migliore per ogni tipo di intolleranza.
Accorgersi che l’umanità è scomparsa è sempre un percorso doloroso, a maggior ragione per il medico e il terapeuta che hanno il compito di dare aiuto a chi sopravvive alla tortura e alla violenza intenzionale. E se la narrazione può essere una cura straordinaria per aiutare chi ha attraversato l’inferno a recuperare un barlume di fiducia negli esseri umani, la lettura di questo libro offre a ciascuno di noi l’opportunità di acquisire una doverosa consapevolezza del dramma in cui spesso si consumano le vite degli ultimi della Terra. Con l’obiettivo che dalla consapevolezza possa emergere il comune desiderio di contrastare quella che Massimiliano Aragona nella prefazione al libro definisce la “normalizzazione della marginalizzazione sociale”.
“Di fronte agli uomini senza dimora stesi sul marciapiede”, scrive Aragona, “c’è una reazione di cui vorrei parlare, quella decisamente più frequente: deviare il passo per non passarci vicino, girarsi dall’altra parte, tirare dritti come se non ci fossero. Il vero dramma che stiamo vivendo è che di fronte a un così alto numero di persone ridotte a vivere per strada, numero destinato ad aumentare drammaticamente per l’effetto della stagnazione economica e delle ultime leggi che restringono le possibilità di accoglienza, la società è diventata indifferente, sembra quasi che non li vediamo più, che non ce ne accorgiamo più. Questa “normalizzazione” della marginalizzazione sociale, che non ci riempie più di indignazione, di cui non ci accorgiamo più o la sentiamo come se fosse una condizione naturale, se non addirittura una colpa di chi finisce per strada, questa normalizzazione è il fenomeno più allarmante della nostra epoca. Ci fa apparire normale, naturale, quasi inevitabile, quello che è il prodotto di precise politiche di concentrazione del capitale nelle mani di pochi a scapito dell’aumento delle diseguaglianze sociali.”