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L’editoria medico-scientifica oggi e i giovani

Cos’è e come si lavora nel mondo dell’editoria scientifica è il tema dell’ultimo dei sette incontri della Fondazione Pezcoller che si è tenuto con la partecipazione di Luca De Fiore (qui il video su YouTube).

La premessa – spiega il direttore de Il Pensiero Scientifico Editore – è che quello dell’editoria medico-scientifica è un mondo sterminato, dalla piccolissima impresa familiare che nasce e muore senza quasi lasciare traccia ai grandi colossi dell’editoria scientifica internazionale che hanno una redditività d’impresa maggiore di quella di Google. I quattro grandi player internazionali che attualmente si dividono il 50% dei 25 miliardi di dollari, che l’editoria scientifica vale ogni anno, sono Elsevier, che vale per il 17% di questi 25 miliardi, Springer Nature, che vale per il 13%, e le due case editrici John Wiley e Taylor & Francis che valgono ciascuna per il 9%. Si tratta di quattro realtà editoriali multinazionali e soprattutto sovranazionali, in cui non c’è un editore che ci mette la faccia, ma sono sostenute da capitali finanziari, ovvero sono delle vere e proprie holding. La redditività del comparto dell’editoria scientifica è pari soltanto a quella dell’industria farmaceutica, e non è certo un caso.

Dato questo quadro di partenza, si capisce come lavorare nel mondo dell’editoria scientifica non sia cosa semplicissima e la domanda sorge spontanea: come fa a sopravvivere una casa editrice nazionale come la nostra che – tanto per avere un’idea concreta dell’ordine di grandezza – è 100 volte più piccola di Elsevier? La risposta è molto semplice, dice De Fiore, cercando di evitare che i grandi colossi siano i nostri concorrenti. E racconta di quando, proprio all’inizio della sua esperienza lavorativa, nel 1983, ebbe la fortuna di fare un incontro che nell’arco di pochissimo tempo gli fece comprendere quale sarebbe stato il ruolo della sua casa editrice: produrre i contenuti di cui il medico aveva bisogno e che ancora non esistevano sul mercato nazionale. Spazio che Il Pensiero Scientifico è riuscito non solo ad individuare e ad occupare, ma anche a conservare nel corso degli anni.

In definitiva, spiega ancora De Fiore, un editore mette in relazione chi produce un contenuto con chi quel contenuto può usarlo. La ricetta è tutta qui. Il divertimento vero è quello di ricevere un autore che crede di aver scritto un libro e invece ha scritto un cortometraggio, accogliere una persona che vuole pubblicare una rivista e convincerla a pubblicare dei podcast.

Quello delle storie e della narrazione è un punto determinante nel fare editoria scientifica. L’evidenza scientifica produce delle storie, dal momento in cui si comincia a progettare l’obiettivo di ricerca a quello in cui i dati di quella ricerca vengono disseminati. Il fatto che la ricerca scientifica produca storie e le restituisca ai fruitori, fa sì che l’editore possa avere un ruolo importante, che consiste nell’ancorare gli autori ad una rappresentazione fedele della loro attività.

Se la ricerca scientifica produce storie, la ricerca ha bisogno di storytelling e infatti la nostra casa editrice non fa altro che organizzare il lavoro di storyteller, ovvero di persone che raccontano storie, che costruiscono narrazioni: dalla redazione tradizionale dei testi, a quella dei testi per web, alle clip animate, alla redazione dei periodici, alla realizzazione dei prodotti multimediali, alla produzione di video, di siti web, di podcast.

Ecco perché, sottolinea De Fiore, l’aspirazione dei giovani a lavorare in una casa editrice oggi non solo è realistica, ma anche augurabile: perché più sono giovani le persone che ci lavorano, più sarà facile per loro intercettare i nuovi bisogni. La vivacità di pensiero delle persone più giovani è il tesoro più grande.

Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore


I mercoledì della Pezcoller

Un ciclo di sette incontri di formazione gratuiti, con professionisti che lavorano da anni nei diversi settori della comunicazione della scienza: Roberta Villa, Giancarlo Sturloni, Ruggero Rollini, Beatrice Mautino, Daniela Ovadia, Elisabetta Tola e Luca De Fiore. Ognuno di loro ha condiviso la sua esperienza, raccontando come funziona il proprio lavoro.

La Fondazione Pezcoller, istituita a Trento nel 1980 da Alessio Pezcoller, già primario chirurgo all’Ospedale di Trento, è un ente senza fini di lucro che ha come fine istituzionale la promozione della Ricerca sul Cancro.

Gli incontri, moderati dalla giornalista scientifica Cristina Da Rold, si sono tenuti su Zoom ogni mercoledì di maggio e giugno.

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