Chi stabilisce i valori al di sotto o al di sopra dei quali esiste una patologia e un pericolo per la salute? Chi stabilisce quali sono i sintomi che indicano la presenza di un disturbo mentale?
Di solito l’attenzione si concentra sul trattamento di determinate patologie o condizioni: sul BMJ il giornalista australiano Ray Moynihan e la direttrice della testata, Fiona Godlee, invitano per una volta a riflettere sulla definizione stessa di malattia.
Spesso, dice Moynihan, sono persone con conflitti di interesse, che collaborano con aziende farmaceutiche: bisognerebbe invece selezionare le persone che formano i gruppi di studio per la definizione delle malattie con lo stesso rigore applicato ai gruppi che elaborano le linee guida. Tra gli esempi da seguire, la politica adottata dal National Institutes of Health (NIH): tolleranza zero ai conflitti di interesse finanziari e intellettuali e apertura dei gruppi di studio a rappresentanti di altre discipline (biostatistica, epidemiologia, persone della società civile).
Cosa fare a livello individuale? “Diffidare delle nuove definizioni di malattie, verificare la loro provenienza, coinvolgere le/i pazienti nel dibattito, esigere maggiore trasparenza e regole più rigide per i decisori, cercare di essere indipendenti e cercare di incoraggiare e favorire tale attitudine negli altri”, così conclude Godlee il suo editoriale.
Fonti
Moynihan R. A new deal on disease definition. BMJ 2011; 342: doi:10.1136/bmj.d2548
Godlee F. Who should define disease? BMJ 2011; 342: d2974