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Maltrattamento infantile: un approccio nuovo per smascherarlo, prevenirlo e trattarlo
È uscita sull’ultimo numero di Quaderni ACP una bella recensione di Giancarlo Biasini su Maltrattamento all’infanzia. Manuale dedicato agli operatori dell’area pediatrica, pubblicato dal Pensiero Scientifico Editore. Il manuale, a cura di Costantino Panza, Carla Berardi, Maria Grazia Apollonio e Alessandra Paglino, si apre con la premessa di Paolo Siani, che riporta le ultime novità contenute in una mozione parlamentare del 2019 in cui vengono fornite al governo indicazioni sul comportamento legislativo da tenere in merito al tema della violenza sui minori. Segue la prefazione di Marcellina Mian – emerita di pediatria e già presidente della Società Internazionale per la prevenzione del Child Abuse and Neglect – che si conclude con poche parole che mettono efficacemente a fuoco l’intento dell’opera: “Non di rado un professionista che è a contatto con bambini, un pediatra, un insegnante, un poliziotto, dichiara di non avere mai visto un bambino maltrattato. Potrebbe anche essere vero, ma è più probabile che siano casi a cui si può applicare il detto che ‘non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere’. Questo Manuale fornisce le lenti indispensabili per vedere il necessario e per essere professionisti coscienziosi e impegnati nel migliorare un mondo che non sempre permette ai bambini di crescere sani e sicuri, proteggendo ogni singolo bambino vulnerabile.”
Articolato in 23 capitoli, il Manuale sul maltrattamento infantile è suddiviso in 3 grandi sezioni dedicate rispettivamente alla clinica del fenomeno, al suo inquadramento e, in ultimo, alla prevenzione e alle indicazioni su come intervenire . Questo perché, diversamente da altre situazioni che possono presentarsi al pediatra, come bene esplicita Costantino Panza nell’introduzione, “il maltrattamento sfugge a un inquadramento semplicemente biomedico, mentre richiede al pediatra di uscire dalle mura dell’ambulatorio e aprirsi a molteplici prospettive, accogliendo, oltre al tradizionale approccio clinico, una visione psicologica, ambientale, sociale e legale, esplorando nel contempo la situazione di benessere o malessere dei genitori, che sono parte integrante del benessere del bambino.”
In altri termini, il maltrattamento richiede al pediatra un approccio complesso e multidisciplinare che spesso non è in grado di fornire sia per la mancanza di una specifica preparazione professionale sul tema sia per la involontaria permanenza di resistenze psicologiche che gli impediscono di accorgersi del problema. Spiega a questo proposito Costantino Panza: “Questo nuovo e necessario approccio al bambino maltrattato o a rischio di abuso ci trova spesso impreparati sia per l’ignoranza nell’indagare le possibili e diverse forme di violenza o di esperienze avversa a cui può essere soggetto il bambino, sia per l’incapacità di esplorare i complessi sistemi ambientali che ruotano attorno al bambino e alla famiglia. Oltre a ciò, le matrici storiche, culturali e religiose nelle quali il professionista è immerso possono produrre distorsioni nella percezione di quello che sta accadendo in una determinata famiglia. Non ultimo, che un genitore possa non essere un sincero alleato nell’opera di tutelare e promuovere la salute del proprio figlio, per il medico può essere un pensiero inconcepibile o aberrante.”
L’approccio nuovo e necessario che viene presentato nel Manuale ha dunque l’obiettivo di fornire ai pediatri e agli operatori del settore tutti gli strumenti per riconoscere l’abuso infantile e mettere in atto tempestivamente ed efficacemente ogni strategia utile alla messa in sicurezza della vittima di maltrattamento.
Vittima di maltrattamento che in tempi di pandemia, esattamente come accade alle donne abusate tra le mura domestiche, si è trovata e si trova in una situazione di ulteriore isolamento e difficoltà. Su questo aspetto, nella sua articolata recensione, Giancarlo Biasini, analizzando le motivazioni che, nel corso del tempo, hanno frenato l’attenzione al problema, si riferisce senza mezzi termini proprio alla pandemia “che, secondo dati che stanno emergendo, è stata a un tempo capace di portare a una recrudescenza del problema con l’obbligo di rimanere ristretti, nel vero termine della parola, in casa, senza scuola, senza amici, senza possibilità di chiedere aiuto, e dall’altra con un forzato ritorno al modello clinico di attenzione alle patologie organiche che dura tuttora, a dispetto degli aspetti psicologici e caratteriali che inducono sofferenza nei bambini.”
Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore