Per migliorare l’assistenza di base, molto si può fare… non facendo.
Su iniziativa della statunitense National Physicians Alliance sono state stilate tre “top 5” di cambiamenti nella pratica clinica, rispettivamente nella medicina di famiglia, nell’internistica e nella pediatria. In particolare si trattava di individuare test diagnostici o trattamenti comunemente prescritti che comportano benefici limitati, o che implicano rischi superiori ai benefici. La convinzione alla base dell’indagine è che un’assistenza di elevata qualità e un uso efficiente delle risorse sono complementari.
Le indicazioni per la medicina di famiglia e l’internistica convergono su alcuni punti, che qui riportiamo:
-Non prescrivere esami diagnostici per immagini in caso di lombalgia per le prime 6 settimane, a meno che non ci siano segnali d’allarme.
-Non prescrivere elettrocardiogrammi ogni anno a pazienti a basso rischio.
-Non prescrivere la densitometria assiale a raggi X (Dexa) a donne di età inferiore ai 65 anni e uomini di età inferiore ai 70 anni in assenza di fattori di rischio.
Tra le top five in pediatria: cartellino rosso per antibiotici nelle faringiti, in assenza di postività per lo streptococco; da evitare anche la diagnostica per immagini per traumi cranici di lieve entità in assenza di fattori di rischio (per esempio, perdita di conoscenza).
Come viene sottolineato nell’articolo, si tratta sempre di indicazioni da seguire nel rispetto dei valori e delle convinzioni delle pazienti e dei pazienti, della logica clinica e tenendo conto delle risorse a disposizione.
Fonte
The Good Stewardship Working Group. The “Top 5” lists in primary care. Meeting the responsibility of professionalism. Arch Intern Med Published online May 23, 2011. doi:10.1001/archinternmed.2011.231