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Il ruolo del personale infermieristico è decisivo nell’alleviare lo stress e l’angoscia dei pazienti che hanno appena ricevuto una diagnosi di tumore del polmone e nel migliorare la loro qualità di vita. Lo afferma uno studio pubblicato dal Clinical Journal of Oncology Nursing.

Una diagnosi di tumore del polmone, patologia percepita dai pazienti come letale in gran parte dei casi, ha un impatto profondo sulla sfera emozionale, cognitiva, sociale, spirituale e fisica di chi la riceve. Rebecca H. Lehto del College of Nursing della Michigan State University ha effettuato interviste semistrutturate su 73 uomini e donne reclutati dal Veterans Administration Health System con diagnosi recente di tumore polmonare non a piccole cellule (non-small-cell lung carcinoma o NSCLC) e in procinto di iniziare il trattamento.

Le interviste sono state condotte utilizzando il metodo della Conceptual Content Cognitive Map (3CM) per registrare e analizzare le emozioni e le aspettative dei pazienti riguardo all’esperienza di malattia. La paura della morte è apparsa nel 53% delle interviste (n = 39), paure esistenziali riguardanti il futuro sono state citate dal 66% degli intervistati (n = 48), mentre una sofferenza spirituale è stata citata dal 22% (n = 16). Le aree di preoccupazione più marcate hanno nello specifico riguardato: (a) la propria preparazione psicologica a questa dolorosa esperienza, (b) il tempo rimasto da vivere e la perdita di futuro, (c) l’impatto della morte del paziente sui propri cari, (d) il comportamento pratico da adottare in questa nuova esperienza, (e) l’accettazione della morte, (f) il ricordo di persone conosciute morte per cancro e infine (g) le considerazioni sul dopo-morte.

“Le persone che debbono affrontare patologie che minacciano la loro vita si sentono spesso sole, e in particolare i pazienti che hanno appena ricevuto una diagnosi di tumore del polmone – anche se la malattia è in fase precoce – provano grande preoccupazione per il loro futuro, temono un fallimento del trattamento, la diffusione del cancro e la morte”, spiega la Lehto. “Gli operatori sanitari, che di solito non sono a loro agio con la discussione su temi riguardanti il fine-vita ed evitano accuratamente di affrontare la questione con i pazienti, possono contribuire con questo loro comportamento all’alienazione del paziente: troppo spesso gli operatori sanitari si focalizzano soltanto sul trattamento e sulla gestione della patologia. Il personale infermieristico, soprattutto se dotato di una buona capacità d’ascolto e disposto a discutere temi esistenziali, può trovarsi in una posizione migliore per promuovere l’adattamento psicologico alla diagnosi da parte del paziente oncologico. Se con l’aiuto di una infermiera il paziente riesce a risolvere i problemi che impattano sulla sua qualità di vita durante le primissime fasi del trattamento oncologico, questo migliora di molto la sua capacità di affrontare con coraggio la situazione: è molto difficile per una persona concentrarsi sulla comprensione del trattamento medico che sta affrontando se è sopraffatta da ansia e stress”.

“Un’infermiera”, conclude la Lehto, “deve innanzitutto essere una presenza che non giudica ma aiuta e basta pazienti che si trovano a dover prendere decisioni essenziali per la loro vita e a volte a fare preparativi per la loro morte”. In che modo può espletarsi operativamente il supporto infermieristico per i pazienti oncologici secondo il Clinical Journal of Oncology Nursing?

▼ Fornitura di materiale informativo ed educativo
▼ Supporto e consigli sulla gestione pratica della quotidianità
▼ Esplorazione delle storie di vita dei pazienti
▼ Discussione di temi relazionali e spirituali.

Fonte: Lehto RH. The Challenge of Existential Issues in Acute Care: Nursing Considerations for the Patient With a New Diagnosis of Lung Cancer. Clinical Journal of Oncology Nursing 2012; 16(1): E4-E11. DOI 10.1188/12.CJON.E1-E8

david frati

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