Che impatto hanno le attività promozionali e comunicazionali intraprese dalle aziende farmaceutiche presso i medici sulla qualità, la quantità e i costi delle prescrizioni? Se lo domanda una revisione sistematica pubblicata dalla rivista PLoS Medicine.
I ricercatori australiani dell’University of Queensland di Brisbane coordinati da Geoffrey K. Spurling hanno effettuato una approfondita ricerca in Medline (dal 1966 al 2008), International Pharmaceutical Abstracts (dal 1970 al 2008), Embase (dal 1997 al 2008), Current Contents (dal 2001 al 2008) e Central (The Cochrane Library Issue 3, 2007) per analizzare i dati sull’esposizione dei medici a informazione (promozionale o scientifica) da parte delle aziende, visite di informatori del farmaco, inserzioni pubblicitarie sulle riviste, presenze a meeting e a congressi sponsorizzati, informazione via posta o e-mail, forniture di software per la prescrizione elettronica, partecipazione a trial clinici sponsorizzati. Obiettivo, misurare l’impatto di tutto questo sulla qualità, la quantità e i costi delle prescrizioni.
È emerso che con rare eccezioni l’esposizione a informazioni provenienti direttamente dalle aziende (in una forma o nell’altra) è associata a una più elevata quantità di prescrizioni e a costi più elevati. Commenta Spurling: “Raccomandiamo ai medici di seguire i principi più elementari della cautela quando effettuano prescrizioni, e di tenersi il più possibile al riparo dalle informazioni che arrivano direttamente dalle aziende farmaceutiche”.
Fonte:
Spurling GK, Mansfield PR, Montgomery BD, Lexchin J, Doust J, et al. Information from Pharmaceutical Companies and the Quality, Quantity, and Cost of Physicians’ Prescribing: A Systematic Review. PLoS Med 7(10): e1000352. doi:10.1371/journal.pmed.1000352.