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Salute mentale perinatale: a rischio anche i neopapà. Il Guardian chiede ai lettori di raccontare le proprie esperienze

Un articolo pubblicato dal Guardian conferma che il tema della salute mentale perinatale, oggetto del volume La salute mentale del periodo perinatale  del Pensiero Scientifico Editore e presentato ieri alla Libreria TOMO di Roma, si impone all’attenzione per attualità e valenza sociale.

Tra i numerosi aspetti critici che possono caratterizzare il periodo perinatale non vi sono soltanto i disagi della neomamma e del bambino, ma anche quelli dei papà. “La depressione postnatale è una condizione che colpisce sia uomini che donne. È stato stimato che circa il 10% dei neopapà soffra di depressione nel primo anno dopo la nascita del figlio”, così recita l’inizio dell’articolo uscito sul Guardian in cui si chiede agli uomini che abbiano sofferto di depressione neonatale di contattare il giornale per raccontare la propria storia: “Siamo ansiosi di parlare con uomini che hanno sperimentato la depressione postnatale. Quali erano i sintomi? Sei riuscito a confidarti con gli altri? Qual è stata la reazione del tuo partner e di chi ti circonda? Condividi la tua esperienza. Puoi raccontarci la tua esperienza con la depressione postnatale utilizzando il modulo sottostante.”

A proposito dei falsi miti della maternità e della paternità, le autrici del volume La salute mentale nel periodo perinatale mettono in luce che “il modello della brava moglie, brava madre e brava casalinga ancora resiste, ma, fortunatamente, oggi sempre più spesso è messo in discussione. (…) Una mamma è prima di tutto un essere umano, quindi le è concesso non essere sempre perfetta, inoltre ha il diritto di essere stanca, di essere stressata per il lavoro e a volte esasperata dal doversi svegliare continuamente durante la notte o dalle continue richieste del figlio.”

La brava madre non è quella che riesce a essere radiosa e fresca di parrucchiere mentre da una parte spinge la carrozzina e dall’altra parla di lavoro al telefono. La brava madre è colei che quando nasce suo figlio entra in un’altra condizione mentale, dove campeggia l’istinto materno, ovvero “la capacità di creare una relazione con l’altro, saper usare la propria empatia e lasciarsi guidare dalle proprie emozioni.”

Per il padre vale lo stesso discorso, ma nel suo caso gli stereotipi da abbattere sono ancora più ingombranti: “Il mito del padre si è sempre inscritto in una funzione più normativa e l’ingresso nella relazione con il proprio bambino avveniva tardivamente, verso i 2-3 anni, quando il bambino aveva già acquisito linguaggio e capacità comunicativa.” Oggi che il cambiamento socio-economico e culturale ha generato nei padri la necessità di avere un maggior riconoscimento sociale rispetto alla paternità, i neopapà si scontrano con i vissuti stereotipati dell’uomo duro, in netto conflitto con la loro autentica necessità di incarnare un nuovo ruolo.

Lo stereotipo della mascolinità performante mal si accorda con il desiderio di accudire e crescere il proprio bambino facendo ricorso all’aspetto più emotivo e tenero. Il sentimento di inadeguatezza che emerge “può generare nei padri il sentirsi sopraffatti da emozioni quali stati di confusione, impotenza, solitudine, il sentirsi esausti e in trappola, sintomi che possono essere espressione anche della depressione post-partum paterna.”

Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore

 

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