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Speciale Forward sull’autonomia regionale differenziata
E’ appena stato pubblicato uno speciale della rivista Forward in cui viene data la parola ad economisti, decisori della sanità, professionisti sanitari in merito al Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata delle regioni. Con l’obiettivo di mettere a fuoco le possibili criticità, gli eventuali punti di forza e di creare uno spazio di dibattito sull’argomento.
Nello speciale sono già state pubblicate le interviste a Claudio Jommi (Dipartimento di scienze del farmaco, Università del Piemonte orientale) e a Mariella Volpe (economista e membro del Forum Disuguaglianze Diversità), mentre usciranno a breve quelle ad Americo Cicchetti, Gilberto Turati e Tiziano Carradori.
Il tema dell’autonomia regionale differenziata apre la strada a una serie di problematiche molto complesse che sostanzialmente hanno ricadute pesanti sul principio della solidarietà. Infatti, come spiega Iommi, se da un lato la maggior vicinanza delle regioni al territorio garantisce, almeno sulla carta, soluzioni più innovative ed efficaci in termini di profilazione dei bisogni e di oculatezza delle risorse, dall’altro può comportare iniquità di accesso e una differente percezione della qualità dei servizi da parte dei cittadini.
Concorda pienamente Mariella Volpe che sostiene che il Ddl Calderoli pone le condizioni per cristallizzare i divari esistenti e quindi per aumentare le disuguaglianze. Questo perché, in presenza di spiccati divari territoriali come quelli presenti nel nostro Paese, vi è un forte rischio di calibrare lo sforzo pubblico alla ricchezza dei territori facendo venire meno la funzione primaria delle politiche pubbliche che al contrario dovrebbe essere quella del superamento dei divari. Inoltre, aggiunge Volpe, mentre vi è una forte esigenza di politiche pubbliche unitarie, la richiesta così ampia di funzioni delegate, come quella del Ddl Calderoli, entra direttamente in conflitto con lo sforzo di ammodernamento del Paese richiesto dal Pnrr che invece fa riferimento a politiche nazionali.
Tuttavia, come ben evidenzia Iommi, la richiesta di maggior autonomia di regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, non deve essere letta come la banale risultante della maggior ricchezza di cui godono, ma come il desiderio di valorizzare le esperienze positive che l’esercizio di questa autonomia ha comportato in termini di soluzioni innovative per i servizi sanitari regionali. Certamente, aggiunge Iommi, in un regime di federalismo fiscale come il nostro, occorre vigilare sul fatto che le regioni con maggiore capacità contributiva compiano lo sforzo di riallocare le risorse a favore delle regioni che ne hanno meno. In altri termini, bisogna ribadire la necessità di mantenere ben saldo il principio di solidarietà e quello della responsabilità sull’uso delle risorse da parte di tutte le regioni.
Su quest’ultimo punto, Mariella Volpe ha più di qualche dubbio. In particolare, quando parla dei Livelli essenziali di prestazione, i cosiddetti Lep, che non solo dal 2001 ad oggi non sono ancora mai stati definiti, anche per intrinseche difficoltà tecniche essendo così vasto l’arco delle materie che riguardano, ma che anche qualora venissero rapidamente definiti grazie alla spinta del Ddl Calderoli, sarebbero difficilmente garantiti perché si renderebbe altresì necessario il loro adeguato finanziamento.
Erica Sorelli
Ufficio Stampa Il Pensiero Scientifico Editore