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Trappole mentali
Molto spesso le nostre decisioni sono basate su false intuizioni, pseudoragionamenti e cortocircuiti cerebrali. Sul Giornale Italiano di Cardiologia Matteo Motterlini racconta i meccanismi della nostra mente e sui tranelli che essa ci tende quotidianamente e come sia possibile difendersi dalle proprie illusioni che possono portarci fuori strada. Gli errori prodotti dalla nostra mente nel ragionare e nel decidere, anche in ambito medico, sono frutto di quelle che il filosofo e neuroeconomista definisce “trappole mentali”.
Medici e pazienti sono continuamente chiamati a prendere decisioni. Devono identificare le informazioni rilevanti (per esempio dei sintomi o l’esito di un esame), formulare un giudizio (per esempio una diagnosi), scegliere un corso d’azione fra i vari possibili sulla base delle proprie preferenze (per esempio una terapia o un intervento chirurgico), quindi agire. Le precise dimensioni dell’errore medico sono ignote, ma probabilmente enormi. In effetti, più indaghiamo e più errori troviamo. Spesso questi errori dipendono dai processi cognitivi che mettiamo comunemente in atto. Si verificano cioè nel selezionare e nell’elaborare l’informazione rilevante ai fini di una determinata decisione. Qualsiasi decisione (razionale) richiede, in particolare, una valutazione dei possibili effetti dell’azione da essa implicata; per esempio quanto piacere o dolore essa ci arrecherà. In ambito medico, inoltre, il principio del “consenso informato” prevede che siano le preferenze e i valori del paziente a orientare le scelte cliniche.
“Qualsiasi decisione (razionale) richiede una valutazione dei possibili effetti dell’azione da essa implicata; per esempio quanto piacere o dolore essa ci arrecherà. In ambito medico, inoltre, il principio del “consenso informato” prevede che siano le preferenze e i valori del paziente a orientare le scelte cliniche. Tuttavia, non sempre le preferenze che le persone esprimono prima di aver fatto un’esperienza coincidono con le preferenze dopo aver fatto quella stessa esperienza. Alcuni ingegnosi esperimenti suggeriscono, in modo solo apparentemente paradossale, che prima di un’esperienza diretta le persone preferiscono meno dolore; dopo quella esperienza invece ne preferiscono di più, ma con un ricordo migliore”, scrive Motterlini.
La tendenza ad essere influenzati dalla prima cosa a cui abbiamo pensato, l’autocompiacimento, ovvero l’influenza dell’ego sulle nostre valutazioni, l’illusoria ossessione per il rapporto causa-effetto, l’illusione di certezza costituiscono le principali trappole mentali. Un momento di riflessione su questi temi può essere di stimolo per ridurre gli errori medici che sistematicamente commettiamo, almeno quelli che dipendono dai processi cognitivi che ogni giorno mettiamo in atto.
Il problema sorge quando il soggetto malato non è in grado di comprendere pienamente le informazioni, il rischio e l’utilità di un trattamento. Laddove anche se fosse consigliabile il consenso, potrebbe essere indirizzato verso la rinuncia al trattamento, che è la scelta che richiede meno fatica, in più non essendo ben consapevole potrebbe non aderire al percorso di cura, facendolo in tal modo fallire; oppure questo potrebbe essere talmente rischioso, altrettanto che non effettuare nessun trattamento, complicando di molto la decisione. Nemmeno un soggetto sano può essere lasciato solo nella decisione, figuriamoci un soggetto non pienamente in grado di decidere, pur essendo capace di esprimere i suoi bisogni e desideri. Il ruolo del Medico in questo caso è di fondamentale importanza, essendo molto più obiettivo dei soggetti coinvolti, a mio parere.