In primo piano
Un tumore in poche ore?
Siamo abituati a pensare all’insorgenza di un tumore come a un processo graduale, che deriva dall’accumulo progressivo di aberrazioni cromosomiche e mutazioni. Ma un tumore può nascere in poche ore da un singolo evento catastrofico a livello cromosomiale che causa centinaia di rotture nel DNA, riparate in modo approssimativo. Lo rivela uno studio rivoluzionario pubblicato dalla rivista Cell.
I ricercatori del Wellcome Trust Sanger Institute di Cambridge coordinati dall’ematologo Peter Campbell hanno utilizzato avanzatissime tecniche di sequenziazione per analizzare i pattern del riarrangiamento genico in alcuni tipi di tumore (colon, polmone, pancreas, ossa, melanoma) e hanno notato che in una minoranza di casi si aveva un massiccio riarrangiamento di DNA a doppio filamento (dsDNA, double-stranded DNA) in aree localizzate, per esempio sui cromosomi 9 e 13, dove sono localizzati importanti oncogeni. La tendenza delle cellule a tentare la riparazione del DNA anche dopo danni multipli è notoriamente un’arma a doppio taglio: le riparazioni possono amplificare oncogeni o cancellare geni oncosoppressori, spingendo le cellule a dividersi in modo incontrollato e a formare una massa tumorale.
“Nella maggior parte dei casi di tumore”, spiega Campbell, “le mutazioni si accumulano nel tempo, evolvendo gradualmente in una forma aggressiva. Ma in alcune situazioni il cancro può spuntare fuori letteralmente dal nulla, lasciando alle vittime poco tempo per il trattamento”. La natura del fenomeno osservato dai ricercatori britannici fa escludere che si tratti di eventi distinti e sequenziali: un singolo evento catastrofico a livello cromosomiale è quindi sufficiente all’insorgenza di un tumore. Il fenomeno pare limitato a un 2-3% dei casi di tumore (e comunque riguardante un numero non trascurabile di pazienti) ma nel caso dei tumori ossei la percentuale sale drammaticamente al 25%. Qual è però la causa scatenante di tale evento catastrofico? Non è ancora chiaro, ma l’incidenza così elevata nei tumori ossei fa riflettere: si sta lavorando sull’ipotesi che la chiave sia nella maggiore sensibilità delle cellule ossee alle radiazioni ionizzanti.
“Quello che è davvero interessante è il fatto che viene individuato un meccanismo finora ignoto che colpisce la stabilità del genoma in un modo molto localizzato”, commenta Ronald DePinho, genetista del Belfer Institute for Applied Cancer Science della Harvard University. “Questo studio spiega come alcuni casi di tumore insorgano in così breve tempo”.
Fonte
Stevens PJ et al. Massive genomic rearrangement acquired in single catastrophic event during cancer development. Cell 2011; 144: 27-40.