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Una sanità dimessa

Dopo quelle di Walter Ricciardi da presidente dell’Istituto superiore di sanità, arrivano le dimissioni di Giuseppe Remuzzi, componente del consiglio di amministrazione dell’Istituto, e di Armando Santoro e Francesco Vitale, del comitato scientifico dell’ente. Un primo comunicato dell’agenzia Ansa aveva ricondotto questa serie di decisioni al risentimento per una presunta mancanza di indipendenza scientifica dell’Istituto dovuto ad un inedito controllo da parte dell’attuale governo. Affermazione che, sebbene successivamente smentita, ha inevitabilmente provocato una dura e comprensibile reazione da parte del ministro.

“Non c’è nessun intento polemico dietro la mia scelta ma solo una valutazione di ordine professionale”, ha poi dichiarato Remuzzi, nuovo direttore dell’Istituto Mario Negri. È stato invece “un gesto di onestà intellettuale” per Santoro che ha precisato di non aver “mai messo in dubbio l’indipendenza scientifica dell’Istituto superiore di sanità.” Una scelta “doverosa ed educata” nei confronti di Ricciardi, per Vitale.

I direttori delle strutture tecnico-scientifiche dell’Istituto superiore di sanità hanno confermato “che l‘Ente è sempre stato e continua ad essere un organo scientificamente indipendente a supporto del Servizio sanitario nazionale e non ha mai ricevuto, né prima né in questa fase, interferenze da parte dei Governi.” Le dimissioni di alcuni esponenti di commissioni, dunque, “non possono pertanto essere collegate in alcun modo alla sua indipendenza e alla sua autonomia”. È significativo un inciso presente nel comunicato dei direttori Iss, che sottolinea come le persone dimissionarie siano “esterne all’Istituto e al cuore delle sue attività.” Dal direttore del Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa, poche righe sulla stessa lunghezza d’onda: “Nell’ambito del mandato che mi è stato affidato ho sempre avuto il riconoscimento dell’autonomia e dell’indipendenza del mio lavoro tecnico sia dalla dirigenza dell’Istituto superiore di sanità sia dai ministri della salute con cui ho lavorato, come è avvenuto anche con il ministro Giulia Grillo e il suo staff”.

Le dimissioni di questi giorni non possono dunque essere riconducibili ad una sorta di protesta o al desiderio di tutelare l’indipendenza e l’autonomia dell’Istituto.

Piuttosto, siamo sempre stati preoccupati dalla possibile ingerenza della politica nelle dinamiche della ricerca e, più in generale, della scienza. Converrebbe forse oggi essere anche un poco preoccupati che la medicina accademica ceda alla tentazione di utilizzare gli strumenti e gli spazi di cui dispone per esercitare forme di pressione sulla politica.

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