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Confini (in)visibili
Confini (in)visibili |
Umberto Balottin, Richard e Piggle, su Psicosomatica in età evolutiva. Pubblicato su Va’ Pensiero n° 418. |
Questo volume costituisce una testimonianza dell’attenzione e dell’interesse che la psicosomatica del bambino e dell’adolescente suscita in ambito clinico.
Ed è con questo spirito che gli autori, pur senza rinunciare alla chiarezza e lucidità espositive di grande valore didattico, offrono una panoramica approfondita dei differenti disturbi diagnosticabili come somatoformi o di somatizzazione, non rinunciando a servirsi dei contributi dei filoni di ricerca più differenti secondo una modalità che arricchisce la nostra conoscenza in modo significativo. Agli studi classici di approccio psicoanalitico, si affiancano i contributi della ricerca psicofisiologica e cognitiva, all’inquadramento nosografico di modello più prettamente medico, fanno seguito concetti forniti dai nuovi paradigmi esplicativi dell’infant research e della prospettiva sistemica. Certamente d’aiuto nella valutazione del paziente con disturbo psicosomatico si dimostrano alcuni strumenti di misura come il Children Somatization Inventory, scale di misurazione del dolore, degli eventi di vita potenzialmente patogeni (life event record) e della personalità, quali, ad esempio, la Toronto Alexythimia Scale, che vengono proposti per l’uso clinico e di ricerca. I costrutti teorici, sottostanti la concezione di alcuni testi citati, mettono in evidenza la relazione fra funzionamento psicosomatico e capacità di identificare, modulare ed esprimere le proprie emozioni e riconoscere le altrui: centrale risulta quindi il concetto di Alexitimia, cioè la carenza di questa specifica capacità, che potrebbe essere fonte di ulteriori spunti di riflessione per una più utile comprensione della patologia psicosomatica, soprattutto se, come viene ripetutamente suggerito, se ne approfondissero le connessioni con costrutti teorici quali quello di regolazione affettiva, acquisita all’interno del sistema interattivo degli scambi precoci madre bambino, e di capacità di mentalizzazione, rappresentazione e funzione autoriflessiva con riferimento al pensiero di Fonagy. L’attenzione viene rivolta ai dati di ricerca che mettono a confronto e collegano gli aspetti relazionali, nel cui contesto avviene lo sviluppo psicologico del bambino, e i disturbi e le difficoltà che questo incontra anche nelle sue fasi più precoci. Le risposte somatiche, infatti, costituiscono la forma più immediata di espressione e di comunicazione di cui disponga il bambino per segnalare il suo malessere. Il paradigma esplicativo fornito dagli autori della scuola francese, che individua il passaggio dal funzionamento interattivo primitivo all’elaborazione di capacità mentalizzanti, quale fattore genetico dell’equilibrio psicosomatico, può essere utilizzato nell’interpretazione dei disturbi causati da carenze affettive: basti pensare alle conseguenze patologiche della separazione precoce dalla madre nei neonati affetti da depressione e atonia, disturbi del sonno, e dalla sindrome del ritardo di crescita come massima espressione della patologia da deprivazione. Il ruolo svolto dall’ambiente e dalle prime esperienze all’interno del contesto familiare è sostanziale per la strutturazione stessa dell’esperienza del dolore nell’infanzia e per la gestione dei vissuti ad essi connessi, sia in termini di sviluppo e modificazione del sistema nervoso centrale sia nell’ottica, più prettamente psicologica, dell’attribuzione di significati individuali all’esperienza dolorosa. Un costante puntuale riferimento alla clinica, dalla diagnosi alla terapia, attraversa i capitoli dedicati agli specifici disturbi come quelli del comportamento alimentare, del sonno e del ciclo mestruale in adolescenza, nei quali la complessità delle componenti somatiche, psicologiche ma anche ambientali e sociali impone un approccio integrato e olistico ed un trattamento multidisciplinare. Il volume, quindi, si propone come un piccolo, approfondito trattato delle malattie psicosomatiche con riferimento specifico all’età evolutiva, che considera, in modo complesso e in un’ottica clinica, molti disturbi che si situano ai confini fra mente e corpo, fornendoci un ricco apparato di conoscenze utili per l’approccio al paziente e alla sua famiglia sia nell’ambito diagnostico, sia terapeutico, nonch da un punto di vista concettuale. 13 gennaio 2010
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Recensione pubblicata su Richard e Piggle, Numero 3, settembre-dicembre 2009. |