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Gettati di nuovo in mare aperto

Il Manuale di Psichiatria è stato pubblicato per la prima volta nel 2007; a distanza di 7 anni esce la sua seconda edizione. In questi anni, molti studenti si sono formati sul Manuale, hanno studiato la psichiatria sfogliando le sue pagine, e in tanti lo hanno apprezzato per chiarezza, semplicità, completezza. Una recente indagine editoriale ha mostrato che il è il testo di riferimento più utilizzato nelle nostre università.


Perché produrre una seconda edizione di un libro che si vende così bene?

Certamente per aggiornarlo, ma anche per altri diversi motivi che rappresentano una caratteristica della nostra disciplina.

Leibniz, discutendo della relazione anima e corpo, scrisse una delle sue frasi più belle: “Credevo di essere arrivato in un porto, e sono stato rigettato in un mare aperto”. Il filosofo contemporaneo Gilles Deleuze così commentò in uno dei suoi corsi su Leibniz: “Cosa c’è di più bello? È l’enunciato stesso del cammino filosofico: ci si crede arrivati e poi ecco che ci si ritrova in mare aperto”.

Sappiamo degli stretti legami tra la psichiatria e la filosofia, che in parte condividono lo stesso enunciato di essere disciplina in movimento e di continuo confronto al loro interno e con il mondo esterno. L’aggiornamento del Manuale va in questa direzione, nell’applicazione delle nuove scoperte scientifiche e dei nuovi concetti teorici all’interno della psichiatria e nel confronto dinamico con le altre discipline mediche e con le evoluzioni delle esigenze sociali.

A proposito di “nuovi concetti teorici”, l’uscita del nuovo DSM-5 ha accelerato l’esigenza di avere una nuova edizione del Manuale?

Certamente, ma la psichiatria è un sapere che si occupa della vita e del comportamento dell’uomo, e a questo sapere vengono poste continue domande, la maggior parte delle quali volte a migliorare la qualità del nostro benessere psicofisico, il che spesso comporta lo sforzo non indifferente di dover “cambiare” lo stato delle nostre relazioni interpersonali e intrapersonali.

Che spazio dovrebbe avere la psichiatria nel contesto delle complessive conoscenze del medico?

L’importanza della psichiatria come materia centrale del curriculum nella formazione dello studente di medicina e di psicologia è testimoniata da dati recenti che indicano come il 10% della popolazione mondiale sia affetta da un ampio range di disturbi mentali, e che questi sono al secondo posto tra le cause di disabilità. La realtà clinica mette inoltre in evidenza come la maggior parte delle persone sia affetta contemporaneamente da diverse patologie organiche e psichiche. “Gli stati affettivi” – scriveva Freud – “sono incorporati nella vita psichica” e il legame imprescindibile tra mente e corpo è oggi reso evidente dalla elevatissima comorbilità tra i diversi disturbi clinici medico- psichiatrici, tale da rendere necessario che il sapere medico, oltre ad essere specialistico, debba essere integrato nelle sue conoscenze di base e terapeutiche tra le diverse discipline.

Alla luce di quanto dice, come sintetizzerebbe l’obiettivo del nuovo Manuale?

Direi da una parte di illustrare i risultati delle ultime ricerche cliniche e terapeutiche della psichiatria e dall’altra di permettere l’integrazione tra le diverse aree di ricerca, di diagnostica, di terapia nel rapporto tra la psichiatria e il resto della medicina, così da consentire l’acquisizione di una conoscenza medica, psicopatologica, psicologica che permetta di occuparsi in toto dei disturbi del paziente. Il volume è arricchito dalla trattazione di nuovi argomenti di attualità: la psichiatria della donna, la psicopatologia e il cinema, il ruolo della psichiatria nella medicina moderna, la revisione dei disturbi dell’età evolutiva, l’interfaccia tra psichiatria e genetica, l’aggiunta delle dimensioni psicopatologiche accanto al tradizionale approccio statistico-categoriale.

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