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I lemmi della medicina basata sulle evidenze

Gian Luca Di Tanna, CARE, a proposito di “Medicina basata sulle evidenze e centrata sul paziente“, di Luigi Pagliaro
Il clinico si trova quotidianamente davanti ad un doppio obbligo: occuparsi del paziente come individuo ammalato e come persona ed utilizzare i metodi dell’epidemiologia e della medicina basata sulle prove come strumenti per la verifica della diagnosi e per la terapia. È questa sorta di “manifesto" (esplicito fin dall’introduzione dell’autore) a fare da sfondo al bellissimo tomo di Luigi Pagliaro (in collaborazione con Marco Bobbio) "Medicina basata sulle evidenze e centrata sul paziente ", (Il Pensiero Scientifico Editore, Roma 2006).

Il libro è strutturato come un dizionario contenente 41 voci che approfondiscono con una invidiabile chiarezza espositiva altrettanti temi centrali per cogliere in ogni sua sfaccettatura l’EBM, ovvero il nuovo (seppure dobbiamo risalire a 14 anni fa quando il termine venne coniato sul JAMA da Guyatt e collaboratori) paradigma per la pratica medica che forse rimane a tutt’oggi inapplicato o adottato solamente in parte. Alcune delle voci incluse fanno riferimento ad un unico argomento ed in particolare al rapporto tra paziente e medico (approccio a un paziente non conosciuto in precedenza e rapporto medico-paziente, assistenza a un paziente in prossimità della morte, empatia e medicina centrata sul paziente, presentazione di un caso clinico), diagnosi (diagnosi, esame fisico-segni fisici, esami, probabilità pre-test/post-test, rapporto di verosimiglianza o likelihood ratio, sensibilità-specificità, sintomi e segni fisici, valore predittivo), professione medica (conflitto di interessi, educazione medica continua e aggiornamento, errore medico, etica, intuizione, strategie euristiche). Ma non mancano gli approfondimenti sulle decisioni terapeutiche e prognosi, così come sul governo clinico e appropriatezza, sull’utilizzo della letteratura scientifica nella medicina clinica, sulle revisioni sistematiche e metanalisi e sul disegno di studio per eccellenza, gli studi clinici randomizzati.

Ogni capitolo è arricchito da interessanti quadri di approfondimento, esempi e presentazione di scenari, e punti chiave riassuntivi che facilitano la lettura/studio: non posso evitare di menzionare la ricchezza di citazioni, spesso spiritose, sempre attinenti la tematica di volta in volta affrontata.

Al libro qui presentato – come d’altro canto alla maggior parte dei dizionari – si può imputare il difetto di trattare solo superficialmente alcuni temi fondamentali (per esempio, quando si parla di efficacia, efficacy, effectiveness, appropriatezza e revisioni sistematiche si ha l’impressione che l’argomento si esaurisca fin troppo presto), ma è bene ricordare come il volume è in realtà un prezioso punto di partenza per uno studio più approfondito, che viene comunque agevolato dalla presenza per ciascuna voce di puntuali e aggiornate referenze bibliografiche.

Le sue caratteristiche ne fanno uno strumento che si presta a ripetute consultazioni piuttosto che ad una lettura dall’inizio alla fine": sarà di certo utile a studenti e medici in formazione, ma anche alle riflessioni di medici professionalmente maturi e operatori di sanità pubblica ed infermieri e – perché no? – a stimolare ed incuriosire economisti, sociologi e statistici sanitari.

27 settembre 2006

Recensione pubblicata su CARE n.4, luglio-agosto 2006

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