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I maschi “disegnati” sui metrò…

 
Una pizza a cena con gli amici? Neanche a parlarne. Troppi carboidrati potrebbero mandare in fumo le tante ore passate in palestra e i mesi di dieta a base di albume d’uovo, bistecche e filetti di tacchino. Quando l’allenamento fisico e un’alimentazione iperproteica diventano un’ossessione, non si tratta più di un vezzo per apparire belli durante le passeggiate in spiaggia, ma dei segnali di una malattia, la bigoressia, che va curata con l’aiuto di medici specializzati. Oggi il cosiddetto «complesso di Adone» colpisce sempre più uomini, che, insoddisfatti del proprio corpo, fanno di tutto per pompare i muscoli. "Si può parlare di disturbo alimentare quando una persona pensa tutto il giorno a cosa deve mangiare e a quanto allenarsi" – dice la psichiatra e psicoterapeuta Laura Dalla Ragione. "Tra i primi campanelli d’allarme della malattia c’è un progressivo cambiamento del carattere: i bigoressici sono nervosi, hanno improvvisi scatti d’ira e smettono di avere relazioni sociali e lavorative. Ho visto pazienti rinunciare ad avanzamenti di carriera perché avrebbero limitato il tempo dei loro allenamenti".

Laura Dalla Ragione ha fondato e dirige due centri in Umbria per la cura dei disturbi alimentari (a Palazzo Francisci, a Todi, e a Città della Pieve) e dalla sua esperienza è nato il libro Giganti d’argilla (Il Pensiero scientifico editore, pp. 202, euro 18), scritto con la collega Marta Scoppetta e dedicato ai disturbi alimentari maschili, i più subdoli perché spesso si nascondono dietro un fisico da copertina.

Tutta colpa della tanto desiderata pancia a "tartaruga"? In realtà la bigoressia, che colpisce tra i diciassette e i quarant’anni, cela disagi legati alla crisi dell’identità maschile.
"In pochi anni si è sbriciolato il modello patriarcale e poi, a causa della precarietà, l’uomo sa di non poter più provvedere da solo ai bisogni primari della famiglia" spiega Dalla Ragione "È come se un corpo ipermuscoloso lo aiutasse a ribadire a se stesso e agli altri una mascolinità socialmente messa in discussione". Dei tre milioni di persone che sono attualmente in cura in Italia per disturbi alimentari, seicentomila (il venti per cento) sono uomini, ma il numero reale di malati è di sicuro più alto: i maschi infatti stentano a rivolgersi a uno specialista perché "il disagio alimentare viene vissuto come una cosa da donne e gli stessi medici non sono ancora preparati a fare diagnosi appropriate".

Tra i nuovi disturbi c’è per esempio l’ortoressia, ovvero l’ossessione di nutrirsi solo di cibi puri. Il terrore di essere avvelenati da alimenti adulterati e transgenici spinge questi malati ad alimentarsi solo con pietanze controllate e a passare l’intera giornata alla loro ricerca. "L’ortoressico" dice Dalla Ragione "vive con un chiodo fisso e ha un profondo rancore verso familiari e amici che non condividono le sue scelte, così alla fine si emargina. Mangiare è una fonte di ansia e «drogarsi» di cibo sano può portare carenze nutrizionali gravi".

All’eccesso opposto c’è chi si abbuffa di qualunque cosa trovi nel frigorifero, arrivando a ingurgitare quantità di cibo tali da far quasi perdere coscienza, per poi provare disgusto per se stesso. Si chiama Dai (disturbo da alimentazione incontrollata) e colpisce sia bambini in età preadolescenziale sia uomini dopo i 45 anni. A differenziarlo dalla bulimia è il fatto che, al termine della mangiata, non si ricorre al vomito, a forsennate pratiche sportive o all’assunzione di lassativi, e quindi il disturbo è spesso associato a gravi forme di obesità.

La bulimia, proprio perché spesso associata a un perfetto peso forma, è più difficile da riconoscere e da sconfiggere. Alessandro, uno dei pazienti di Palazzo Francisci, combatte contro la «bestia, sua maestà il cibo», come lo chiama lui. Malato da tredici anni, è dovuto passare attraverso diagnosi sbagliate prima di farcela. "Una guarigione sicura e completa" dice Dalla Ragione "si ha solo se il disturbo viene affrontato entro il primo anno. Altrimenti si radica, e diventa difficile curarlo".

Infine c’è l’anoressia, che colpisce bambini e adolescenti spesso con un passato di obesi. Per evitare le prese in giro il ragazzo inizia una dieta, ma in breve la bilancia diventa pietra di paragone del proprio saper controllare il corpo ed essere un vincente. Nella struttura umbra, per i casi più gravi, è previsto anche il ricovero. Durante il quale un’equipe di psicologi, psichiatri, dietisti e internisti rieducano il paziente a una sana alimentazione, andando fino alla radice del disturbo con terapie singole e di gruppo. Compresa la riabilitazione allo specchio, durante la quale si insegna a guardare il proprio corpo in maniera oggettiva, senza le distorsioni della malattia. "Viviamo in una società che, a fronte di una sterminata offerta di cibo, indica poi la magrezza come chiave del successo" conclude la psichiatra. "L’adolescenza è un periodo difficile per tutti, per i maschi soprattutto, perché a loro viene chiesto di più dal punto di vista sociale". E poi non sempre i medici sanno riconoscere dietro la magrezza esagerata di un bambino o i pettorali gonfi di un adulto i segni di una richiesta d’aiuto.

Articolo di Marco Romani, pubblicato su Il Venerdì di Repubblica n. 1112, 10 luglio 2009.

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