Se in un mondo di libri pubblicati in uno o più anni non è difficile scegliere il “migliore”, è più complicato farlo nel catalogo di una singola casa editrice. Giudicare i singoli libri del catalogo di un editore è, se non impossibile, almeno un po’ ingiusto o arbitrario; un titolo può sembrare “il migliore” solo perché un insieme di altre opere uscite prima o dopo di lui ne ha preparato la strada o lo ha sostenuto.
Al gioco del giudizio personale si sono prestate otto redattrici e redattori del Pensiero Scientifico Editore e di Think2it: ma non del più bello, hanno parlato. Piuttosto, del loro libro preferito, ed è una differenza non da poco…
VIDEO. I “preferiti” scelti e raccontati dallo staff
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Norina Di Blasio, redattrice web, ha scelto |
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Psicopatologia generale, di Karl Jaspers |
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Visitare l’ex manicomio di Roma a quasi 40 anni dalla rivolta del padiglione 16, che segnò l’inizio della battaglia per la deistituzionalizzazione dei pazienti psichiatrici, mi ha riportato a pensare alla legge Basaglia e alle parole di Bruno Callieri che avevo intervistato per Va’ Pensiero: “Perch la malattia mentale non era solo un fatto del cervello, ma era qualche cosa che ingranava nell’ambito psicosociale”. E mi ha spinto a rileggere Jaspers che ha saputo mettere al centro della Psichiatria la componente psicosociale della malattia mentale. Perch, come ricorda Luciano De Fiore, "secondo Jaspers si dovrebbe sempre mirare a realizzare una relazione profonda tra il mondo del paziente e chi ne ha cura, in modo da far tesoro dei suoi pensieri e sentimenti". Penso che ancora oggila Psicopatologia generale di Jaspers sia un passaggio necessario per comprendere e “tollerare il non senso”. |
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Benedetta Ferrucci, redattrice web, ha scelto |
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Geoffrey Rose e la strategia della medicina preventiva |
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È uno dei miei libri preferiti “del Pensiero” perch: lo sorregge un poderoso impianto etico; si apre con una citazione di Dostoevskij “Siamo tutti responsabili di tutto per tutti” che basterebbe già da s a spiegare l’intero libro; si chiude con una frase che non lascia scampo “I determinanti principali della malattia sono di natura economica e sociale, di conseguenza anche i rimedi devono essere economici e sociali.” |
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Arabella Festa, redattrice riviste e web, ha scelto |
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La comunicazione diseguale, di Lucia Fontanella
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Letto, e sottolineato, in treno in poche ore, lo regalerei a tutte le persone che lavorano in Sanità e che devono comunicare con le persone malate, che sono cioè in una posizione di fragilità e impotenza. E a tutte le persone che sono state, o potrebbero essere, ricoverate. Cioè, a tutti. “Nella comunicazione diseguale si riscontra in particolare uno sbilanciamento nel possesso dello spazio, del tempo, della lingua. Si trova soprattutto in certi ambienti: l’ospedale, la scuola, il tribunale (la caserma…). Diseguale perché in quegli ambienti le persone non hanno lo stesso potere, e tutto ciò che accade ne risente.” |
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David Frati, redattore riviste e web, ha scelto |
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Web 2.0 e social media in medicina, di Eugenio Santoro |
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Scelgo questo libro perché amo i marciapiedi delle grandi città. Il flusso caotico di persone di ogni colore, di ogni umore, ognuna col suo passo e i suoi guai. Il moto browniano, le scie di luce che come traccianti tagliano a fette il buio in certe foto scattate di notte. E quando si parla di Web e Social Network in Medicina si affronta una complessità non meno caotica, non meno riottosa alla razionalizzazione, non meno cieca e feroce: ma allo stesso tempo non meno sorprendente, non meno stimolante, non meno potenzialmente salvifica. Ci si avventura nell’oceano ribollente e profondo della comunicazione nel campo della salute, che dal livello istituzionale – magari ingessato, spesso inquinato, sempre anacronistico – scende via via fino a quello professionale, tra medici che non amano il confronto e pochi pionieri smanettoni. E infine si arriva al fondo limaccioso dell’ultrapersonale, della condivisione di un’esperienza di malattia o di un percorso di guarigione spesso accidentato. Alla solitudine, alla rabbia, alla protesta, alla vanità della sofferenza, perché no. Quanti incontri, su questi marciapiedi. |
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Silvana Guida, redattrice volumi, ha scelto |
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Medicina narrativa. Storie e parole nella relazione di cura, di Giorgio Bert
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Corposo, denso; se lo si lascia decantare sprigiona la sua intensità; se lo si assapora lentamente se ne riconosce tutta l’importanza: Medicina narrativa è così, come un buon rosso d’annata, un libro sempre godibile, che riporta la medicina nella trama e nella complessità della vita e ricorda ai medici che, ancor prima di essere tecnici, essi sono persone che, nella cura, portano la propria storia e incontrano quella del paziente. Storie che, con questo libro accanto, è possibile imparare a leggere e narrare affinando l’arte necessaria per tessere un’autentica relazione di cura. Cosa c’è di più affascinante, antico e attuale? In alto i calici, dunque, e buona lettura! |
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Alessio Malta, redattore volumi, ha scelto |
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La pratica del primary nursing, di Marie Manthey |
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Nel settore dell’assistenza infermieristica c’è un prima di Marie Manthey e un dopo Marie Manthey. Il Primary Nursing, che elaborò nel 1969 assieme ad altri colleghi dello University of Minnesota Hospital, è semplicemente il miglior sistema di organizzazione del lavoro possibile: l’infermiere si assume la responsabilità di gestire e coordinare tutti gli aspetti dell’assistenza del singolo paziente. Meno burocrazia, più sicurezza, più soddisfazione. Se pensate che formule come “il mio infermiere” e “il mio paziente” siano soltanto retaggi del passato, scoprirete tra le pagine del libro come la relazione terapeutica possa diventare ancora il fulcro di un metodo fatto di continuità e responsabilità che riconcilia tutti col lavoro di corsia. |
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Bianca Maria Sagone, redattrice volumi, ha scelto |
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Sovradiagnosi, di H. Gilbert Welch |
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Fin dove è lecito, e consigliabile, spingersi per sentirsi sani? Quali sono le ricadute dell’eccesso di screening medici e test diagnostici nelle persone che non lamentano alcun sintomo? Questo libro, stimolante e provocatorio, invita a non dar nulla per scontato quando è in gioco la salute. Gilbert Welch ha il dono di saper affrontare in modo estremamente chiaro grandi temi della medicina preventiva, fornendo a medici e pazienti una prospettiva del tutto nuova per inquadrare i non sempre chiari confini che separano la salute dalla malattia. Una lettura che non può lasciare indifferenti. |
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Emanuela Valente, redattrice web, ha scelto |
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Scarpe slacciate e altre strane malattie, di Shirley Blotnick Moskow |
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Il pianto di un neonato ha una potenza paragonabile a quella di un martello pneumatico, i bulbi di giunchiglia vengono scambiati per cipolle e l’incisione di zucche per Halloween causa una lesione tipica della prima infanzia che colpisce con taglierino da boyscout nel 93% dei casi la mano sinistra. Sembrerebbe una sceneggiatura per un ciak di Caruso Paskoski o per una delle ipocondriache interpretazioni di Carlo Verdone, invece sono solo alcune delle lettere giunte a The New England Journal of Medicine, il più autorevole strumento di aggiornamento medico a livello internazionale. Sciatica da tasca piena, capezzolo della podista e congelamento del pene per chi fa jogging sotto lo zero sono solo alcuni dei casi narrati da medici che quotidianamente devono provvedere alla cura di pazienti talvolta imprudenti o semplicemente incapaci di allacciarsi le scarpe. Eseguendo l’anamnesi di almeno 134 familiari, viventi o deceduti, ognuno di noi troverà nella propria famiglia almeno un caso clinico degno di essere segnalato. |
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18 dicembre 2013
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