“Gli studenti di medicina del laboratorio teatrale hanno cominciato a mandarmi le loro storie, o meglio le storie da loro raccolte di persone che erano o erano state malate, che sono state disponibili a raccontarle.
Queste piccole storie di ordinaria malattia mi stupirono perché erano belle, vere, sorprendenti”, racconta Ciro Gallo, professore di Statistica medica, che insieme al regista Salvatore Cardone ha voluto raccogliere queste educative Piccole storie di malati perché altri potessero leggerle.
Sono storie che insegnano il valore della gratuità nella relazione medico-paziente: la disponibilità del paziente a raccontare la propria malattia, mettendosi a nudo, e quella del medico ad ascoltare, senza pregiudizi.
“Riconoscere la malattia come condizione che altera la vita di tutti i giorni, che stravolge le relazioni sociali, che cambia il tempo e lo spazio del malato e delle persone che gli sono vicine, dovrebbe essere facile per uno studente di medicina ma non lo è. Non lo è perché l’attenzione alle tecniche della medicina, pur necessarie, finisce per allontanare lo studente dall’interesse per la persona, per i suoi bisogni, per la sua quotidianità. Per il malato la malattia innanzitutto è deviazione dalla vita di tutti i giorni o magari è una sua conseguenza, ma il medico non sempre la riconosce perché non ha gli occhiali per vedere”.
Il laboratorio teatrale “La strategia del silenzio” della Seconda Università seconda di Napoli è un caso esemplare di didattica medica che insegna il silenzio come circostanza necessaria dell’ascolto e della cura.
laboratori che sarebbero da sperimentare in tutte le facoltà di medicina