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John Snow, che salvò Londra dal colera
Passeggiando per le vie di Londra non lontano da Piccadilly Circus, vi potete imbattere in uno strano monumento che rappresenta una fontanella, o meglio una pompa usata per approvvigionarsi di acqua potabile fino al 1854. Nella stessa strada, chiamata nell’Ottocento Broad street ed oggi Broadwick street, potreste rifocillarvi in un pub intitolato al medico John Snow. Fu proprio studiando i casi di colera tra i cittadini che usavano quella pompa, che John Snow fornì una stringente dimostrazione della modalità di trasmissione del colera, aprendo così la strada agli interventi per eradicare quella malattia dall’Europa. Questa scoperta segna una tappa fondamentale nello sviluppo della sanità pubblica ed è uno degli eventi fondanti dei metodi di indagine dell’epidemiologia. Snow ne fornisce un resoconto dettagliato in un saggio pubblicato nel 1855, che oggi il Pensiero Scientifico ci ripropone in una bella edizione della quale l’epidemiologo Tom Jefferson ha curato l’introduzione, la traduzione e numerose chiose al testo che guidano il lettore contemporaneo alla comprensione del lavoro di Snow (Cattive acque. John Snow e la vera storia del colera a Londra, Il Pensiero Scientifico Editore).
Nell’Ottocento il colera aveva colpito a più riprese ed in modo massiccio le aree urbane dell’Europa, in particolare le città portuali. Si stima ad esempio che in Italia, tra il 1835 ed il 1911, possa aver causato oltre 700.000 vittime. Per contro, gli interventi per contrastare la malattia apparivano largamente inefficaci anche a causa della mancata comprensione delle cause e dei meccanismi di trasmissione della malattia. Non si era ancora inaugurata l’era della microbiologia che avrebbe portato rapidamente a partire dalla fine dell’Ottocento alla scoperta dei batteri e di altri microrganismi ed alla accettazione universale del loro ruolo come causa delle malattie infettive. All’epoca, la teoria dominante era la cosiddetta teoria miasmatica. Secondo questa teoria a partire dalla decomposizione di materiale organico si generavano effluvi dannosi, i miasmi. Questi, una volta inalati, potevano causare una rottura dell’equilibrio fisiologico e portare all’insorgenza di malattie come appunto il colera. Questa teoria sembrava cogliere alcuni aspetti reali ed importanti per la sanità pubblica come ad esempio il legame tra la povertà, le pessime condizioni igieniche degli agglomerati urbani dell’epoca e l’insorgenza delle malattie. Ma non spiegava perché, ad esempio, l’incidenza della malattia era diversa in quartieri ugualmente degradati.
Snow conduce la sua indagine (tra l’altro a proprie spese) a partire da un’ipotesi su come l’agente del colera possa venire acquisito per ingestione, danneggiare l’intestino causando la diarrea che è il sintomo centrale della malattia ed essere eliminato con le feci. Passa poi ad esaminare una serie di epidemie arrivando a concludere che la contaminazione dell’acqua è il meccanismo che spiega meglio il loro sviluppo. Ma è analizzando la situazione a Londra che arriva alla sue dimostrazioni più convincenti. Prima paragona la frequenza di malattia in diversi distretti della città e dimostra come questa sia più elevata nelle zone servite da acquedotti che captano l’acqua dal Tamigi in zone più a valle. Poi concentra la sua attenzione su Broad street. E qui, costruendo una mappa del verificarsi dei casi, nota che questi si concentrano intorno alla pompa incriminata, che pesca l’acqua da una cisterna situata vicino ad un pozzo nero. Il consiglio parrocchiale crede alla teoria di Snow e fa rimuovere nell’estate del 1854 la manovella che aziona la pompa, ma dovranno passare ancora almeno due decenni prima che l’establishment medico e scientifico accetti le idee di Snow. E del resto manca ancora alla teoria del medico inglese un tassello importante: l’identificazione del germe responsabile del colera. E proprio nel 1854 a Firenze Filippo Pacini aveva identificato nell’intestino di persone morte di colera degli organismi microscopici a forma di virgola che chiamò vibrioni. Ma anche sua scoperta ebbe una risonanza minima e il ruolo di questi germi verrà ignorato fino alla loro “riscoperta” alla fine del secolo da parte di Robert Koch.
Recensione pubblicata su L’Unità, 18/02/2008, p. 22.