In primo piano
La battaglia di Jacopo
7 ottobre 2012
Oddio! E ora come inizio?
Mmmhhh…
… Ok, proviamo così:
Sono quattro anni che combatto contro non uno, ma ben due linfomi.
Tante volte ho pensato di scrivere, ma alla fine ho sempre abbandonato l’idea.
Se devo essere sincero l’ho sempre abbandonata per pigrizia; e poi mi chiedevo: “A chi può interessare la storia di uno sfigato? Se mi mettessi io a leggere una cosa del genere passerei tutto il tempo/libro a far le corna, toccare ferro o i gioielli di famiglia, no?”.
Oggi però, dopo essere stato insultato su internet da persone, nascoste dietro a tastiere, che neanche conosco e alle quali non dovrei dare ascolto, sento il bisogno di sfogarmi. Come? Cantando no, suonando il violino no, disegnando qualche auto no. Scrivendo (non canzoni, un libro).
Poi diciamocelo: se dopo venti e passa cicli di chemio sono ancora qui, questo libro potrebbe dare qualche stimolo a chi, oggi, si trova all’inizio di un tunnel pieno di ostacoli, traffico e smog.
Uno stimolo nonostante io sia ancora in cura, uno stimolo perché forse ho capito il motivo della mia malattia ed è giunto il momento di stimolare pure me stesso e convincermi che non sono poi così insulso da sottovalutarmi e cestinarmi, che ho una mia personalità e che devo iniziare ad apprezzarla.
Preferisco scrivere ora, mentre sono ancora in cura prima di sottopormi al trapianto, perché sinceramente ho paura, molta ma molta paura di farlo (e di non farcela) e vi dirò perch: in ospedale in questi anni ho sempre cercato di tenermi alla larga dai nonnini che si precipitano all’alba a far la fila per le analisi del sangue e che nella sala di attesa ti raccontano tutte le loro sfighe, dalle vene rotte (così da creare terrorismo psicologico un attimo prima di porgere il braccio alle infermiere – con conseguente ritiro e gioco a nascondino delle vene) alle leucemie.
Ho conosciuto invece alcuni miei coetanei, quattro per la precisione, e oggi, purtroppo, ne è rimasto solo uno. Non avevano la mia stessa malattia e in ogni caso anche all’interno della medesima malattia le casistiche sono sempre differenti: ogni persona ha reazioni del tutto soggettive (sia fisiche che psicologiche).
La cosa che però mi fa preoccupare è il fatto che due di loro se ne siano andati durante il trapianto (non so cosa sia andato storto) ed è questo il motivo che mi spaventa (e che ancora non ho raccontato ai miei medici).
Quindi colgo l’occasione per salutare i guerrieri Alex, Chiara e Riccardo che, comunque sia andata, sono stati fortissimi e li ho sempre presi come esempio, anzi, come idoli (finalmente superata la fase dell’idolo=cantante).
Poche pagine? Poco importa…
Un libro da leggere in poche ore, sarà come guardare un film.
Un diario, dice il titolo.
In realtà non è stato scritto giorno per giorno, è stato scritto in una sola giornata. Il diario di una giornata che racchiude i quattro anni precedenti. Una delle giornate più ricche di ricordi, sensazioni, emozioni e necessità di buttare fuori tutto. Il diario di uno sfigato, sfigato sia nella salute che nella vita sociale, di uno sfigato che, in quella giornata di sfogo, decide finalmente di dichiarare il suo amore per una ragazza.
Lei ancora non lo sa, lo saprà solo se deciderà di leggere il libro.
Il libro/guida che aiuterà chi si trova di fronte a un tunnel da attraversare: non solo tunnel di terapie, radioterapie e chemioterapie, ma anche tunnel di amicizie, amori e relazioni.
Un libro che non volevo scrivere, non avrei voluto scrivere, non avevo mai pensato di scrivere.
Chi mai vorrebbe leggersi le sfighe di un ventunenne malato di due cancri?