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La saggezza dei nonni

Noi pediatri conosciamo molto bene i nonni. La loro presenza discreta ma non marginale, i loro giudizi a volte marmorei e i loro consigli di una saggezza antica, costituiscono quella risorsa umana che cerchiamo come il pane quando incontriamo per la prima volta i genitori e il loro piccolo neonato.

La mamma che ha appena partorito e che è alle prese con l’allattamento e con lo stravolgimento del sistema ormonale e di quello famigliare, nella delicatissima fase che Brazelton definisce dell’attaccamento e dell’adattamento, se può contare sulla disponibilità dei nonni sa che la fatica sarà sopportabile e la solitudine sconosciuta.

Il primo compito, quindi, che chiedo ai nonni è quello di saper ascoltare soprattutto la neomamma, rispettando i suoi sentimenti e le sue paure, offrendo quella disponibilità che si materializza soprattutto nel cucinare. Nelle difficili dinamiche attuali, con la vita che rincorre il tempo, sempre troppo scarso per fare tutto quello che vogliamo fare (o ci fanno fare), bisogna soffermarsi sulle priorità che, in questo periodo, sono proprio quelle di nutrire una mamma con cibi vari e sani, perché in tal modo è possibile da una parte ridurre il suo carico di lavoro e dall’altro assicurare un buon latte al suo bambino.

La figura della nonna, che non esiste in nessun’altra specie animale e che si caratterizza per la menopausa alla metà della vita, è stata selezionata nei millenni secondo la “Grandmother hypotesis” per fare in modo che i piccoli della specie umana potessero essere svezzati dal seno materno in tempi tali da permettere alla donna di iniziare altre gravidanze. E forse non è un caso che l’aspettativa di vita delle donne è superiore a quella degli uomini di quasi una decina di anni. La nonna, quindi, ha due meravigliose potenzialità: nutre prima la mamma, poi il suo bimbo.


© Chiara Lastoria

La mamma del mondo d’oggi spesso deve tornare al lavoro proprio nel periodo in cui il bambino ha bisogno di introdurre nella sua alimentazione cibi diversi dal latte (fase dello svezzamento intorno al sesto, settimo mese di vita) e il cruccio dei genitori è quello di essere costretti ad affidare il proprio figlio a figure diverse dalla nonna, come l’asilo nido o la baby-sitter. Nel periodo del primo anno di vita, quindi, se i nonni prendono consapevolezza di essere veramente utili, possono costituire una forte sponda di sostegno ai neogenitori.


A tavola con i nonni

Ma, in realtà, i nonni rivestono durante tutta la fase di crescita del bambino un ruolo assai importante riguardo l’alimentazione. Il loro stile alimentare, se curato e basato sulle antiche pratiche tramandate di generazione in generazione, coniugato con le nuove conoscenze nel campo della scelta, della preparazione e della conservazione degli alimenti (come non esagerare con le fritture), diventa un esempio molto forte per le famiglie. I nonni quindi non sono più coloro che comprano le patatine o i lecca-lecca ai bambini, appagando il piacere guidato da una pubblicità sempre più pervasiva e spesso contraria alla salute, ma sono coloro che vanno al mercato con i nipoti, insegnandogli a distinguere la verdura e la frutta, scegliendo quella di stagione e prodotta senza uso di pesticidi, e proponendogli di partecipare alla preparazione di cibi sani e saporiti e, perché no, anche fatti in casa.

La tradizione culinaria regionale italiana è un’enciclopedia infinita, studiata e apprezzata da ricercatori stranieri (penso a Jamie Oliver e alla sua rivoluzione che è riuscito ad ottenere introducendo lo stile alimentare italiano nelle mense delle scuole inglesi) e basata su quella “dieta mediterranea” che l’UNESCO nel 2010 ha proclamato patrimonio immateriale dell’umanità. Frutta fresca e secca, verdura, legumi, cereali, olio di oliva, pesce, latticini consumati in compagnia sono il cibo dello stare bene. È un dovere dei nonni tramandare questo antico sapere, che è sicuramente assai più moderno di qualsiasi nuova moda dietetica e dei fast-food, dove genitori poco riflessivi organizzano le feste di compleanno dei loro figli.

Infine, anche in epoca adolescenziale, quando si esce da scuola alle 14, stanchi e affamati, poter contare su quel piatto di pasta caldo e ben condito preparato dai nonni e gustato non in solitudine o davanti alla televisione, offre ai ragazzi un fattore di protezione psicosociale fortissimo.


Federico Marolla è pediatra di famiglia. Svolge attività di ricerca e formazione all’interno dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) e del gruppo Pediatri per Un Mondo Possibile. Collabora alla rivista Un pediatra per amico, partecipa a iniziative e progetti che promuovono una città a misura di bambino. Ha scritto per noi, insieme al nutrizionista Mauro Destino, il libro Mangiare per crescere. Consigli per genitori in gamba.

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