Ma il Comune non può pagare. Parlano gli operatori di Medici senza Frontiere, che raccontano al pubblico napoletano storie che accomunano l’Africa con la terra di nessuno, quella tra Napoli e Caserta, la zona franca di Castel Volturno nella quale gli immigrati si affollano per lavorare, ammalarsi ed essere uccisi dai killer della camorra. L’Africa delle stragi, delle malattie e delle condizioni di vita disumane è qui a due passi da casa nostra, lo dice chi in Africa ha prestato soccorso per decenni ai malati dei villaggi più sperduti, lo dice chi è riuscito a guarire un bimbo che non mangiava più, donandogli un pallone, oggetto costosissimo e difficilissimo da trovare in quei luoghi. L’incontro tra Medici senza Frontiere e il pubblico napoletano si è svolto al Nuovo Teatro Nuovo, nel cuore dei Quartieri spagnoli. Prima che Peppe Barra inizi a leggere le lettere tremende dei medici che raccontano cosa succede in Angola, in Pakistan e nel Casertano, sul palco giornalisti e attivisti di Msf spiegano al pubblico il motivo per cui il matrimonio tra Briatore e la Gregoraci ha, sui giornali, uno spazio incommensurabilmente maggiore di quello dedicato ai 15.000 morti per il ciclone in Blangadesh, ai 95.000 casi di colera nello Zimbawe, al genocidio nel Ruanda: i giornali devono vendere, sono attività commerciali, e le notizie dall’estero costano; costa avere dei giornalisti sul posto, gli inviati. Gli «esteri», spiegano dal palco, interessano poco e fanno le spese della crisi generale dell’editoria, nei giornali le strutture interne si stanno contraendo, come le risorse umane. A due passi da Napoli numerosi indiani disperati spalano da mane a sera cumuli di sterco di bufala per 25 Euro al giorno. Uno di loro si è maciullato le gambe sotto una pressa del fieno, un incidente, e vive in un casale in disuso, in mezzo al niente. È una delle situazioni descritte dal libro Non tornerò col dubbio e con il vuoto, lettere senza frontiere, Il Pensiero Scientifico Editore, che acquisto per 10 euro all’ingresso del Nuovo Teatro Nuovo, 10 euro a sostegno del volontariato. Ascolto queste storie in un teatro situato nel cuore dei Quartieri spagnoli, così belli agli occhi di chi è nato e cresciuto nelle periferie romane. Peppe Barra legge le lettere, canta le sue canzoni, racconta di s, del suo volontariato giovanile. II volontariato è la cura per le nostre anime che non sanno più quali siano i valori da seguire. Il volontariato è speranza, non rubate la speranza, dice il cardinale Crescenzio Sepe. Torno a casa e lungo la strada ripenso a quando andammo, noi dell’Orchestra del Teatro San Carlo, a suonare a Scampia. C’era un po’ di gente ad ascoltarci, adulti e qualche bambino. Ne facessimo di più di queste cose, portare musica dove c’è solitudine, disagio, paura; qualcuno apprezzerebbe, oltre alla musica, il valore della solidarietà. A casa accendo la televisione. C’è il telegiornale, si parla di Scampia e di tante strutture sociali per l’assistenza a giovanissimi figli di carcerati e anziani. Pare che il Comune di Napoli non stia pagando più, da molto tempo, i 12 euro al giorno per ogni ospite di queste strutture, scuole, ricoveri. Pare che 70 di queste strutture stiano per chiudere e che quei ragazzi, sottratti alla strada, in strada torneranno.
8 aprile 2009
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