La recensione
Sono passati quattro anni e me lo ritrovo davanti, ulteriormente impreziosito. Parlo del "Manuale di Terapia Cardiovascolare" del De Gasperis di Milano, curato da Stefano Savonitto che ha compiuto una di quelle imprese, di quelle scalate “a mani nude”, che i medici, ogni tanto, sanno compiere, mettendo insieme la voglia di lasciare un segno, di elevare una classe professionale, di convincere “i dottori” all’orgoglio per il loro lavoro. Solo quattro anni? Oggi, le conoscenze in medicina evolvono tanto rapidamente da rasentare l’inverosimile. Gli scatti in avanti nel progresso del sapere obbligano all’aggiornamento, soddisfatto da opere come questa. Sappiamo tutti di vivere in un’epoca in cui la Sanità si esalta per i propri successi e si dispera per i propri costi. Avere in tasca “Il Manuale De Gasperis”, dovrebbe essere uno strumento ideale per migliorare nell’appropriatezza sia diagnostica che terapeutica, curando meglio gli ammalati di cuore e spendendo meno per curarli. Questo manuale è dedicato alla Ca’ Granda. Io penso che anche le cose abbiamo un’anima e che, nella sua storia secolare, l’ospedale famigliarmente chiamato Ca’ Granda, non abbia avuto tante occasioni confrontabili con questo libro per essere fiero dei medici che sono stati chiamati a dargli vita e prestigio.
Pier Luigi Prati
Desideri, fatiche, ostacoli e gioie
Caro Professor Prati,
Copio e incollo dalla Sua email relativa alla recensione del Manuale di Terapia Cardiovascolare del “De Gasperis”: “Mi piacerebbe che, in contemporanea, uscisse un Suo breve articolo su Cuore & Salute nel quale Lei racconti fatiche, ostacoli e gioie di questo nuovo dono per i cardiologi italiani”.Aggiungerò i desideri, perché da questi nascono i progetti. Il “De Gasperis” è la Cardiologia di Milano, lo è da oltre 40 anni, come l’Ospedale Niguarda ne è la Ca’ Granda da oltre 70. Non lo si capisce stando all’Università, ma vivendo a Milano. Quando, dopo anni di esperienza clinica in Ospedali di altre città e come ricercatore nell’industria farmaceutica internazionale, ho sentito la necessità di allargare le mie spalle nella cardiologia clinica, ho desiderato venire al “De Gasperis”, perché a Milano era la mia vita. Nessuno si è occupato della mia formazione al “De Gasperis”, forse perché molti credono che l’Ospedale non sia il luogo della formazione. Ho imparato per osmosi dai colleghi più esperti nel mio Ospedale, e soprattutto da coloro che nel resto della comunità medica hanno un approccio sistematico di sperimentazione delle cure e riflessione sui dati. Questa è la sostanza del Manuale: il desiderio, condiviso con altri del “De Gasperis” e dell’intero Ospedale, di mettere nero su bianco il modo di lavorare a Niguarda, confrontandolo con l’esperienza più vasta della comunità medica. E allo stesso tempo, ristabilire che l’Ospedale è scuola, e non solo casa di cura. Questa è la dedica che ho messo per entrambe le edizioni del Manuale, “dedicato alla Ca’ Granda, scuola per molti, ospedale per tutti“. E questo è ciò che Lei ha colto splendidamente nella Sua recensione alla prima edizione: “Sfogliare un’opera e pensare ad un Ospedale“. Costruire il Manuale è stato come salire una montagna, e proseguirò con questa metafora per descrivere fatiche, ostacoli e gioie, come Lei mi chiede. Le pareti da scalare uno se le sceglie stimando a priori le difficoltà e la forza dei compagni di cordata. Qualcuno dei più validi ha declinato l’invito ad essere della spedizione, qualcuno ha partecipato solo per non essere lasciato a casa, ma l’entusiasmo mostrato dalla maggior parte degli autori è stato oltre le mie aspettative, anche se l’entrare in possesso delle prime bozze ha richiesto lunghi appostamenti e agguati proditori ai più reticenti. Mettere insieme un volume di oltre 1000 pagine, con oltre 80 autori, senza un minimo di supporto segretariale e senza richiedere “sabbatico” è quello che il grande scalatore francese Ren Desmaison avrebbe chiamato montagna a mani nude. Ho pagato una fatica personale non trascurabile, sacrificando per un anno la mia famiglia e il tempo libero e mettendo in secondo piano altri progetti, anche importanti. Qualcuno ha insinuato che ho fatto questo per guadagno: le lascio immaginare sia il guadagno che l’amarezza. Le molte volte che ho raggiunto la cima di una montagna, non mi sono chiesto se ne valesse la pena, perché ho sempre goduto dell’andare. Ho provato piacere dal progettare e realizzare ogni particolare di questo libro, dalla copertina all’indice analitico; ho raccolto personalmente gli autografi di tutti gli Autori, che Lei trova aprendo il volume. Giudichi Lei il risultato: una Sua pacca sulla spalla sarà per me la gioia conclusiva. Il professor Rovelli ha definito il Manuale “una delle cose buone del De Gasperis”. Nel breve spazio trascorso tra la consegna all’Editore dell’ultimo capitolo e la revisione delle prime bozze, sono uscito dalla metafora attraversando da sud a nord l’intero massiccio del monte Kenia, un’avventura progettata con desiderio e ottimismo, condotta con mezzi spartani ma sufficienti e con validi compagni, e goduta dal primo all’ultimo giorno, incluse le fredde notti in altitudine. Quella che Le invio è la foto dalla cima verso lo splendido monte Sendeye e le lontane pianure dei territori Meru.
Stefano Savonitto
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