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Poco tempo? Usiamolo meglio
Poco tempo? Usiamolo meglio |
Un caffè con Paul Glasziou, Director, Centre for Evidence-Based Medicine, Department of Primary Health Care, University of Oxford, co-autore di “Evidence-based Medicine“. |
I medici sostengono di essere troppo presi dai problemi urgenti dei pazienti per riuscire a leggere le riviste di medicina: come può riuscire un medico a trovare il tempo per aggiornarsi? Le sintesi EBM possono aiutare a risolvere questo problema?
Gran parte dei medici già spreca molte ore alla settimana per partecipare ad attività formative di dimostrata inefficacia. Da parte nostra, suggeriamo un uso migliore del tempo a disposizione, per documentarsi circa i problemi dei pazienti; allo stesso tempo, crediamo che ciò che si legge debba essere la migliore “evidenza” che deriva dalla ricerca clinica. Anche quando le evidenze sembrano… evidenti, medici e infermieri non sempre decidono di modificare i propri comportamenti professionali… Il fattore più importante per il cambiamento è il modo in cui il cambiamento stesso è “pubblicizzato”. Se un opinion leader pubblicizza a gran voce una nuova terapia o un’industria farmaceutica fa grandi investimenti di marketing, ecco che tutto cambia rapidamente. Mentre molti auspicabili mutamenti sono invece ignorati. “I medici devono avere un sano rispetto delle prove, ma non devono subirne un potere assoluto”, ha scritto Gordon Guyatt. Cosa ne pensa? Ogni decisione dovrebbe idealmente essere presa sulla base delle migliori prove disponibili, ma molti altri elementi devono essere considerati, comprese le contingenze pratiche in cui ci si trova ad operare e i desideri del malato. Così, le prove sono là per sostenere le decisioni, ma non per dettarle. Le linee guida spesso non riconoscono questa necessaria flessibilità. Le decisioni cliniche dovrebbero dunque essere condivise tra medici e malati: secondo lei, i pazienti sono pronti per assumere decisioni correttamente informate riguardo la loro salute? Alcuni malati, in particolare chi soffre di patologie croniche, può realmente diventare molto competente sulla propria malattia. Talvolta, più informato del medico stesso. Internet ha reso più facile questo processo, ma è anche una fonte di disinformazione. Così, adesso i medici devono essere preparati ad avere a che fare sia con malati bene informati, sia con pazienti completamente disinformati. 10 ottobre 2007 |