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Praticare le buone pratiche: passa parola!
Praticare le buone pratiche: passa parola! |
Massimo Uguccioni, UOC di Cardiologia, Ospedale CTO “Andrea Alesini” di Roma, su Buone pratiche per la sicurezza in Sanità. Recensione apparsa su Va’ Pensiero n° 495. |
È diventato di moda parlare di “buone pratiche” e non soltanto a proposito di cure mediche o più in generale di sanità. Ma che cosa si intenda dire con questa espressione non appare chiaro, n unanimemente condiviso. Allo stesso modo, non sappiamo neppure quale sia il modo migliore per descrivere le “buone pratiche” e tanto meno ne sappiamo utilizzare al meglio le grandi potenzialità, come il mettere in evidenza il buon lavoro svolto da molte strutture ospedaliere, o diffondere le evidenze scientifiche più recenti ed i modelli organizzativi più sicuri ed efficaci, ma anche il sostenere concretamente i cardiologi nelle azioni di miglioramento della qualità e della sicurezza dei pazienti e degli operatori.
Purtroppo, in Cardiologia la conoscenza di questo strumento è ancora parziale e poco nota, nonostante una realtà assai ricca di pregevoli esperienze, sia cliniche che organizzative, che meriterebbero di essere poste all’attenzione, non solo della comunità scientifica, ma anche delle amministrazioni, delle istituzioni e degli stessi pazienti per favorirne un’ampia diffusione e per elevare il livello di qualità e sicurezza di un maggior numero di strutture cardiologiche. Lo scopo principale delle buone pratiche e degli Osservatori, che le raccolgono, le classificano e le diffondono, è perciò quello di facilitare, nell’ambito della comunità scientifica, delle istituzioni e della popolazione generale, la conoscenza, ma anche la condivisione in altre realtà di esperienze dimostratesi già efficaci ed implementabili, evitando la reiterazione di errori già noti ed un inutile spreco di tempo e di risorse. Il testo (Buone pratiche per la sicurezza in Sanità, Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2011) volutamente schematico ma di agile lettura, nasce dalla consolidata esperienza degli autori ed ha il pregio di definire con chiarezza i requisiti di qualità necessari alle buone pratiche, il percorso da seguire per raggiungerle, ma anche le metodologie di valutazione delle esperienze, attraverso la descrizione dei vari modelli di Osservatorio esistenti. Ed infine, quel che è più importante, può essere uno strumento immediatamente utilizzabile per l’autovalutazione delle proprie attività cliniche ed organizzative. 12 ottobre 2011 |
Recensione pubblicata su Giornale Italiano di Cardiologia, 2011: 12: 691. |