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Questioni aperte

Passaggi, a cura di Ignazio R. Marino, Howard R. Doyle, e Giovanni Boniolo, affronta – come dice il sottotitolo – la storia e l’evoluzione del concetto di morte cerebrale. È un tema la cui discussione iniziò con una frase lapidaria: “Our primary purpose is to define irreversible coma as a new criterion for death”, l’incipit folgorante del report dello Harvard Committee, pubblicato nel 1968 con il titolo “A definition of irreversible coma”. Da quel momento ebbe inizio una discussione che appare lontana dal concludersi, e che anzi è sembrata rinvigorirsi negli ultimi tempi. Oggetto del contendere è la questione se il concetto di morte cerebrale sia da intendersi come un dato di fatto (la morte dichiarata su criteri neurologici è una certezza scientifica inoppugnabile per la quale esistono non solo criteri sicuri ma soprattutto una chiara spiegazione) o sia, almeno in parte, anche una questione di valori.Ignazio Marino, nell’introduzione, spiega i tre obiettivi dell’opera: temere chi su temi così ultimi ha certezze assolute, rispettare il dubbio, incoraggiare studio ed approfondimento. E su questa traccia il libro propone una serie di contributi che vanno dalla evoluzione storica dei criteri di accertamento della morte fino ai fatti ed alle storie (malati e medici) che hanno portato alla nascita del concetto di morte cerebrale e, successivamente, di stato vegetativo.

Ma, soprattutto, i diversi capitoli affrontano gli aspetti più scottanti della questione: come è necessario organizzare i concetti e la discussione per affrontare questo tema? Fino a che punto la morte cerebrale corrisponde davvero, secondo la sua definizione, alla “cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”? Perch la morte di un organo, per quanto nobile e insostituibile, equivale alla morte della persona? Che significato ha la possibilità di prevenire per mesi il collasso cardiocircolatorio in un organismo in morte cerebrale? Come è possibile ritenere quest’ultimo un concetto “intollerabilmente difettoso ma troppo radicato per disfarsene”? Questi dubbi non denotano solo problemi di metodo?

Questioni di estremo interesse, sulle quali si sono espressi recentemente il President’s Council of Bioethics ed il Comitato Nazionale per la Bioetica, e che fanno di questo libro un testo fondamentale per chi si occupi di rianimazione e di trapianti, o anche solo per chi voglia capire cosa si intende quando si parla di vita e di morte, e come e perché questi concetti siano cambiati.


10 ottobre 2012

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