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"In medicina si deve porre attenzione non ad una teoria plausibile, ma all’esperienza e alla ragione insieme…"
Ippocrate

Libro narrazione e prove di efficaciaC’era una volta la semeiotica, materia del curriculum di studi di medicina. Nella semeiotica, l’anamnesi era una componente essenziale che – insieme all’esame obbiettivo – portava alla sintesi. Il più delle volte si riusciva a capire se, per quel soggetto, si trattava di "illness" (esperienza soggettiva dei sintomi) oppure di "disease" (la malattia secondo il modello biomedico), anche se le due situazioni possono coincidere, esprimendo, quindi, una differenziazione più teorica che reale. All’epoca, questo approccio al malato non si avvaleva di sofisticati mezzi diagnostici, se non di qualche esame di laboratorio, e, se il caso, della radiologia. L’anamnesi era la narrazione, passata – presente e familiare – attinente ai problemi del nostro soggetto al quale si richiedevano chiarimenti anche sul contesto sociale; in particolare, per il bambino, il vissuto in famiglia e nella scuola. Non pochi decenni fa, ricordo che in un Convegno su tematiche generali di patologia pediatrica, ebbi a dire che la visita avrebbe dovuto scandirsi con il 40% del tempo dedicato all’anamnesi, per il 20% (e anche meno) all’esame del paziente, dedicando il rimanente spazio alle spiegazioni ai genitori, il che non sempre comportava un verdetto diagnostico definitivo; non di rado era solo interlocutorio.

Oggi la Medicina, quindi anche quella pediatrica, si è tecnicamente evoluta, ma non sempre, di pari passo, si è proceduto alla sintesi tra narrazione ed evidenza. Le indagini di laboratorio si sono moltiplicate, e così pure quelle strumentali. Il pediatra ha a disposizione più letteratura, oltre alla possibilità di consultazione di Internet, anche se ha meno tempo a disposizione. Tuttavia, ho trovato molta assonanza con il contenuto del libro "Narrazione e prove di efficacia in pediatria" a cura di Michele Gangemi, Federica Zanetto e Patrizia Elli (Il Pensiero Scientifico Editore, Roma, 2006).

In esso si incontrano non poche situazioni che si presentano nella quotidianità del pediatra, che, a differenza delle epoche passate, pur non essendo mutata la motivazione della visita, ha sulle spalle anche la lettura dei dati di laboratorio e talora anche di quelli strumentali. Dal canto loro, i genitori richiedono un giudizio rapido, talora più in base agli esami di laboratorio che a quelli della visita, sollecitando l’iter terapeutico, o, se è il caso, la richiesta di ulteriori accertamenti diagnostici. Il comportamento ideale è ben descritto nel volume: ne emerge l’importanza dell’empatia, capire e condividere le ansie genitoriali, e se il bambino è grandicello, accattivarsi la sua collaborazione. Cosa altrettanto importante, come sottolineano gli autori, è non affrettarsi ad emettere sentenze. "A piè del vero il dubbio" scriveva il Poeta. Tanto più che il medico ha molti canali, oggi, per verificare le sue convinzioni ed eventualmente modificarle. Paradigmatici due dei casi clinici descritti: le coliche del lattante e i cosiddetti vaccini immunostimolanti. Per le coliche, il clich è lo stesso da almeno 30 anni: simeticone, e talvolta cimetropio bromuro. Idem per i vaccini che rinforzerebbero le difese immunitarie, o propagandati come tali. Di questi ultimi, anche se non di recente, eminenti pediatri hanno decantato i vantaggi, non solo a parole, ma anche su carta stampata. Risultato? Un pugno di mosche e un aggravio finanziario per la famiglia. Idem per il simeticone. Purtroppo ci sono ostacoli per il pediatra, soprattutto per il pediatra di famiglia, al quale penso questo libretto sia stato dedicato. Mi riferisco al "passa-parola", all’uso improprio di Internet da parte dei genitori, al cosiddetto "doctor shopping" o alla ricerca di consonanze o dissonanze da quanto il proprio pediatra ha formulato.

Ben venga, dunque, l’Evidence Based Medicine, purch la visita sia solo un momento interlocutorio, dando tempo al pediatra di confrontarsi con adeguate fonti bibliografiche, imparando a discernere non solo l’informazione e i commenti attinenti al caso, ma che essi abbiano i requisiti di attendibilità. Nel contempo, vale la pena di sottolinearlo ancora una volta: essere preparati
ad ascoltare e, quindi, stabilire un’empatia con genitori e bambino. Come ben raccomandano gli autori, il coinvolgimento è essenziale, quale che sia il prognostico e la conclusione dell’evento. Questo libretto va inteso, a mio avviso, come un piccolo manuale di buona pratica medica, rivolto non solo ai pediatri di famiglia, ma a tutti coloro che si confrontano con stati di malessere o di malattia del bambino. Remora importante è che i tempi sono ristretti, gli esami diagnostici si moltiplicano, e l’attuale assetto sociale stravolge in non pochi casi gli schemi della famiglia tradizionale.

 

28 marzo 2007

 

Recensione pubblicata su Recenti Progressi in Medicina, n. 1, gennaio 2007, pp 56-7.

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