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Ridurre le distanze
Ridurre le distanze |
Massimo Campedelli, Laboratorio di Epidemiologia di Cittadinanza, Mario Negri Sud, Santa Maria Imbarom, co-autore di Epidemiologia di cittadinanza. Pubblicato su Va’ Pensiero n° 487. |
La vostra progettualità sembra suggerire una restituzione di visibilità al cittadino, sano o malato che sia. Con quali occhi guardate a chi parla di “empowerment del paziente”?
Il termine può avere più significati. Se con empowerment intendiamo la riduzione delle asimmetrie tra chi decide/produce il da farsi e chi fruisce/utilizza quanto il primo ha deciso – riduzione che si può declinare in termini negoziali, relazionali o conflittuali – la nostra proposta è diversa, ma non alternativa. La Summer School e, più in generale, il lavoro del Laboratorio non si rivolgono solo agli operatori del sanitario, ma altresì a quelli del sociosanitario e del socio assistenziale. Se da una parte i primi sono distanti “nella prassi effettiva” dal riconoscimento dei determinanti come fattori/ambiti di intervento propri, per i secondi e i terzi succede quasi l’opposto: lavorano certamente molto di più sui/a partire dai determinanti, ma faticano a concepirne il valore dal punto di vista della salute, ovvero del diritto alla autonomia di vita. A chi rimproverasse la vostra attenzione alle biografie e ai vissuti individuali delle persone, quasi a scapito della medicina di popolazione, cosa risponderebbe? È la stessa domanda che si pone al diritto dei popoli rispetto a quello degli individui, come se fossero due ambiti separati. La EdC integra la epidemiologia classica, mette l’accento “non solo” sui denominatori ed i valori medi, “ma anche” sui sottogruppi, le persone ed i loro contesti, e si pone domande, e cerca risposte, non solo conoscitive, “ma anche” di evitabilità-adattabilità. Quanto sono lontane medicina personalizzata e “terapie target” dall’aspirazione ad una sanità/medicina contestualizzata? Le “nuove” terminologie sono più delle altre da interpretare come espressione di un’intenzione di ricerca, più che di un bene acquisto “diverso” dagli altri. La ricerca di un target in fondo non è altro che la verifica del se e quanto il contesto complessivo (biologico, questa volta) è più o meno decisivo di una sua espressione puntiforme. Vale anche qui la logica non della contrapposizione, ma della complementarietà degli sguardi: non solo, ma anche… A chi si rivolge la Summer School? La Summer School si rivolge a operatori sociali, educativi, sanitari e sindacali, interessati a valorizzare le proprie esperienze, e le informazioni di cui dispongono i servizi di appartenenza, in termini di epidemiologia della cittadinanza. Nasce dal percorso di ricerca e sperimentazione che il Laboratorio condivide con realtà del mondo non profit, della ricerca scientifica, della difesa dei diritti umani, dell’attività sindacale, dell’assistenza e sanità pubbliche. Si tratta di mondi sempre più sotto pressione: crisi economica ovvero risorse calanti, autoreferenzialità nella visione e nelle strategie, sudditanza culturale da concezioni “market oriented”, stravolgimenti nelle relazioni di cura e nelle funzioni sociali, solo per citare qualche esempio, comportano due rischi tra loro complementari: la rinuncia e la fuga. Ci sono tanti modi per agire questi comportamenti, l’esito però non cambia: la perdita di protagonismo e di professionalità, ovvero di libertà per ricordare Franco Basaglia. La Summer School vuole essere, da questo punto di vista, una risorsa di “capacitazione”. Cosa porterà a casa chi parteciperà? Ci proponiamo che il corposo mix di lectio magistralis, dibattiti e laboratori produca, valorizzando il patrimonio di esperienza dei partecipanti, quattro bozze di protocolli di ricerca che si potranno poi utilizzare per continuare l’attività dei rispettivi servizi: un percorso formativo che formi capacità di ricerca in rete concretamente realizzabile. 13 luglio 2011 |
La Summer School del Laboratorio di Epidemiologia di Cittadinanza
“Popolazioni invisibili, competenze, networking” La presentazione (PDF: 170 Kb) |