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Settant’anni di politica sanitaria

La scrittura di questo libro deve essere costata fatica e pazienza a Francesco Taroni. È un racconto della evoluzione e dei contorcimenti della Sanità in Italia fin dai provvedimenti del fascismo, dal 1927 al 1942 con la Carta del lavoro, quasi contemporanea al Rapporto Beveridge [Rapporto sulla povertà redatto da Lord Beveridge in Inghilterra nel 1942, in cui si pongono le basi della moderna concezione di sicurezza sociale e si defi­niscono le linee del cosiddetto welfare state; NdR quaderni ACP]. È straordinario che già nel corso della Resistenza (1944: consulta di sanità del CLN Veneto) si lavorasse alla riforma generale della Sanità con il pro­getto del mio conterraneo Augusto Giovanardi ed è poco nota l’esperienza della nuova organizzazione della Sanità in Sicilia sotto l’Allied Military Go­vernment (1943). Nel dopoguerra le commissioni di studio – la Costituzione aveva scritto cose sufficientemente chiare all’art. 32 – furono infinite, ma con produttività ed efficacia pari a zero.

Politiche sanitarie in ItaliaNegli anni Sessanta la prima definizione di una politica di piano con la Nota aggiuntiva di La Malfa del 1962 (“Il manifesto della politica di piano” riscoperto tardivamente da chi la bocciò) e i Piani Giolitti (1965) e Pieraccini (1967) sembrarono una buona partenza con la proposta di un SSN, ma la Riforma Mariotti, spinta dalle rivendicazioni della ANAAO, il primo sindacato di medici che uscì dalla conservazione, si limitò agli ospedali. La riforma solo ospedaliera, bench urgente, ritardava, secondo il Movimento per la Riforma sanitaria di Rosaia e Giovanni Berlinguer, definito visionario, la riforma generale della Sanità. In effetti con la legge 833, si dovette tornare sulla organizzazione ospedaliera sciogliendo gli Enti Ospedalieri appena istituiti.

Gli anni Sessanta sono anche gli anni di due tragedie che rispecchiano i ritardi della classe dirigente italiana. Per la Talidomide fummo gli ultimi sia a vietarne il commercio sia a riconoscere i risarcimenti. Per la vaccinazione antipolio con Salk gli USA iniziarono la campagna nel 1955. Ancora a fine 1958, dopo una epidemia estiva con 8000 casi, il Ministro della Sanità (ministero appena istituito) si dichiarò contrario alla istituzione della obbligatorietà della vaccinazione, alla quale si arriverà solo nel 1966. Ritardo ebbe l’adozione del Sabin: al Congresso SIP del 1961 il ministro si gloriò (fra gli applausi!) di “non permettere esperimenti con il Sabin nei bambini italiani”. Si calcola in 10.000 casi di paralisi il prezzo del ritardo.

La istituzione delle Regioni e un distratto dibattito parlamentare portano, alla fine degli anni Settanta, alla legge istitutiva del SSN. Le modificazioni dagli anni Novanta (dalle USL dei comuni alle aziende dei direttori e degli asses­sori regionali, alla privatizzazione, alla Riforma Bindi e alla successiva debindizzazione) sono note ai lettori. Le abbiamo puntualmente commentate.

Il libro di Taroni è una sorta di ricapitolazione della ontogenesi del SSN e ha presente il raccordo “simpatico” con le modificazioni del NHS. La narrazione è minuziosa e, nonostante Taroni abbia idee precise, mantenuta in un ambito di obiettività. Leggetelo: la storia della Sanità è lo specchio della nostra storia nazionale.

22 maggio 2012

Recensione pubblicata su Quaderni acp 2012; 19: 86.

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