In primo piano
Coltivare le passioni esplorando il “nuovo”
Lavoro e formazione professionale
Nella formazione di un medico, contano i “Maestri”?
Moltissimo e bisogna essere fortunati per trovare quelli che ti insegnano a usare i tuoi neuroni e guardare lontano.
Nella sua formazione, può dire di avere avuto un “Maestro”?
Ne ho avuti almeno due. Ed erano gemelli.
Ha passato periodi di studi all’estero dopo la laurea? Se sì, dove e per quanto tempo?
Sì, sono stato a Boston per un corso estivo di epidemiologia appena specializzato. Uno dei docenti era un giovanissimo Ken Rothman.
Le principali ragioni per cui ha scelto la sua professione…
Fare il medico era una delle ambizioni principali della mia generazione. Fare il pediatra è stata una questione di passione. E fare l’epidemiologo è stata una scelta che mi sembrava importante per parlare la stessa lingua di altri ricercatori internazionali.
Qual è la maggiore soddisfazione da lei avuta nella vita professionale?
Il clinical trial sui vaccini contro la pertosse che abbiamo curato negli anni Novanta. Abbiamo imparato moltissimo in breve tempo, siamo diventati delle star internazionali e ci confrontavamo con gli scienziati più forti sull’argomento. Sapevamo che, dopo, nulla sarebbe stato più la stessa cosa…
E la più grande delusione?
Mi sento profondamente deluso quando non riesco a comunicare il potenziale di un’innovazione perché viene percepita come un rischio invece che come un’opportunità. Purtroppo si tratta di una situazione frequente e si perdono un sacco di occasioni.
Qual è la parte del suo lavoro più gratificante?
Fare l’esploratore. Studiare aree nuove e talvolta molto lontane dalla medicina per portarne gli elementi al servizio del paziente. Ovviamente per fare questo bisogna conoscere continuamente persone nuove e avere la modestia dello studente.
E la più noiosa?
Seguire pedissequamente la routine e svolgere da studente modello il compitino assegnato.
Qual è il commento più memorabile che ha ricevuto da un referee?
Perché i referee fanno commenti memorabili?
Può descriverci l’ambiente nel quale lavora? Cosa ha appeso alle pareti del suo ufficio?
Lavoro in una bella stanza esposta a ovest. Ho un’enorme lavagna che serve per elaborare i nuovi progetti e un rotolo di carta Ikea sulla scrivania per prendere appunti. Infine una serie di stampe antiche colorate che raffigurano Napoli antica appese al muro.
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Sfide e scommesse
Quale sarebbe la prima cosa che cercherebbe di fare se fosse Ministro della salute?
Rivedere la frammentazione e la regionalizzazione dei servizi. Investire molto di più sulla prevenzione. Ripenserei alla formazione del medico che credo debba essere radicalmente modificata.
E se fosse Consigliere scientifico del Governo?
Suggerirei di abbattere le barriere tra discipline e aumentare le collaborazioni trasversali. Di utilizzare più intensamente i dati per definire le strategie di ricerca sulla base dei bisogni. Ma ce la metterei tutta per dare una spinta alle infrastrutture tecnologiche che servono per la gestione e l’analisi dei dati senza le quali rimarremo decenni indietro. Poi però bisognerebbe vedere se il Ministro mi dà retta…
Quale politico inviterebbe volentieri a cena?
Facile, Massimo D’Alema: sarebbe costretto a portare il suo ottimo vino.
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Lettura e scrittura
Come trova il tempo di scrivere e dove?
Una volta pensavo che per la scrittura di testi scientifici si potesse fare come Italo Calvino e scrivere tanti piccoli pezzi che un giorno avrei potuto riorganizzare. Poi mi sono reso conto che è meglio stabilire un obiettivo chiaro. Impazienti è nato spontaneamente, volevo raccontare cose che spesso il medico non conosce, ho cominciato e non mi sono fermato fino alla fine. Ogni momento è buono per scrivere ma scrivo prevalentemente la sera a casa.
Online oppure offline?
Quando si scrive vale tutto, compresi carta e penna.
Il refuso più “pericoloso” che le è sfuggito di mano…
Non me ne ricordo, ma sono abbastanza ossessivo e ricontrollo sempre tutto.
Ha mai scritto una poesia? O ha mai sognato di scrivere una poesia?
Ho scoperto la poesia con Neruda quando avevo 12 anni e a quel tempo ho scritto. Ma per fortuna è finita subito!
E un diario?
Niente diari, l’idea non mi ha mai entusiasmato.
Quale libro ha sul comodino?
Machine Platform Crowd, Harnessing our digital future, di Andrew McAfee.
Qual è l’ultimo libro che ha regalato?
Fu sera e fu mattina, di Ken Follett.
Il libro che vorrebbe portate su un’isola deserta?
Norwegian wood, di Haruki Murakami.
I suoi scrittori preferiti?
Mi piace cambiare ma ho grande ammirazione per gli scrittori di gialli finlandesi e islandesi.
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Ricordi e passioni
Qual è stato il suo primo “esame”?
Scrivere in Basic un programma per eseguire il T-test di Student. Era il 1986 e con questo mi sono guadagnato il credito per entrare nella scuola di specializzazione in pediatria. A quei tempi l’epidemiologia e la biostatistica erano fondamentali. Eravamo un po’ strani…
Ha delle paure nascoste che può confidarci?
Si, detesto andare sulle montagne russe anche se devo ammettere che nonostante la fifa, per quelle dei grandi parchi americani vale la pena.
Il più bel ricordo?
I successi dei figli, in particolare la loro soddisfazione al momento della laurea, dopo gli esami e dopo la firma dei contratti di lavoro.
Qual è il suo più grande rammarico?
In certi momenti penso che avrei dovuto puntare più decisamente su un lavoro all’estero ma non sono rammaricato perché alla fine, anche se sono rimasto in Italia, ho avuto modo di lavorare con tante persone che si trovano in altri Paesi con le quali le collaborazioni continuano. E ho anche viaggiato tanto.
Una lettera che non ha mai spedito?
Ne scrivevo tante quando non c’era internet e mi trasferivo da un capo all’altro dell’Italia. Anche se scrivere una mail non è proprio la stessa cosa, quando ce n’è bisogno scrivo le mail come una lettera. Certe volte quando mi arrabbio penso di scrivere lettere infuocate con le argomentazioni di un avvocato. Ma poi passa…per fortuna non mi arrabbio spesso
Le parole che non mai detto?
Non credo di aver mai pronunciato parole di disprezzo per un’altra persona, neanche nelle situazioni più drammatiche.
Il compleanno più bello?
Eh questa è difficile, sono nato ad agosto e generalmente sono tutti in vacanza. In genere cerco di essere in vacanza anche io, quindi cose intime…
C’è qualcosa a cui non rinuncerebbe?
La moto! Anche se la mia povera schiena mi dice il contrario. E la musica, sono dipendente da Spotify.
E qualcosa a cui vorrebbe rinunciare?
Rinuncerei a timbrare il cartellino. Per chi fa un lavoro come il mio è scarsamente rilevante il tempo passato in ufficio. D’altra parte, quando si fa un lavoro divertente si lavora anche a casa e in vacanza.
Una cosa che la appassiona?
Mi piacciono gli hobby manuali e l’autocostruzione. In questo momento mi concentro sul giardinaggio. Posso dire di essere riuscito a far crescere piante tropicali in un giardino romano esposto a nord, un successone.
In cucina preferisce stare al tavolo o ai fornelli?
Cucino volentieri ma sono più bravo a mangiare
Si mangia per sopravvivere o per godere?
Per carità, mangiare è quasi come leggere, è una questione di cultura. Quindi è anche un modo per conoscere altre abitudini.
Veg o carne?
Non disdegno il vegetariano ma la carne alla brace mi dà una certa soddisfazione. Però non avete chiesto del pesce per il quale ho un debole…
Birra o vino?
Meglio il vino ma ci sono momenti in cui la birra è insuperabile.
Che cosa ama di più del suo Paese? E cosa meno?
La cultura che si affaccia a ogni angolo e la bellezza nascosta dei posti più impensabili e sconosciuti, una scoperta continua. Allo stesso tempo l’incapacità di dare valore a tutta questa ricchezza e spesso a trascurarla.
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Curiosità
I giornali li legge sulla carta o online?
Solo online. Ma il problema è quale giornale leggere…ormai è molto difficile trovare qualcosa di davvero interessante. Mi diverte saltare qua e là anche guardando le testate internazionali e vedere come la stessa notizia viene raccontata con segni opposti.
Qual è la prima pagina che guarda sul giornale?
Tolta l’ossessione per i numeri della pandemia e i nuovi DPCM, guardo le notizie di carattere internazionale e di politica estera.
La televisione serve a guardare…
Qualche bel film e qualche partita di calcio.
Chi le telefona più spesso?
I miei collaboratori ma non solo per lavoro, eh.
Il momento migliore della giornata: l’alba o il tramonto?
È che bisognerebbe svegliarsi per godere l’alba, io sono un dormiglione…
E il miglior giorno della settimana?
Quello prima di un bel viaggio…
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Tempo libero
Quale musica ascolta e dove?
Classic e progressive rock, nei momenti nostalgici country e bluegrass, ma sono indulgente verso il jazz, soprattutto quello classico, e anche verso il pop. Sono appassionato di alta fedeltà e ho sempre sognato di avere una stanza solo per ascoltare la musica ma per riuscirci o bisogna avere una casa enorme o bisogna vivere da soli. Quindi musica ad alto volume quando (raramente) sono tutti via, oppure telefonino e cuffia. Dovunque.
Il suo film preferito?
Sarò banale ma mi piace Quentin Tarantino, anche se gli ultimi film sono diventati un po’ insipidi e prevedibili.
Treno, auto o aereo?
Aereo, non solo per la comodità. Stare sopra le nuvole e guardare di sotto è impagabile.
Lo sport preferito?
Seguo il calcio, soprattutto per discutere con mio figlio, accanito romanista.
Mare o montagna?
Mare, sicuramente mare. Ho abitato in Sardegna per un po’ e la conosco bene. Chi ha vissuto quel mare non può che rimanerne innamorato a vita.
La vacanza più bella?
Ho l’imbarazzo della scelta. La mia è una famiglia di viaggiatori e ne abbiamo fatte di tutti i colori. Tra le più belle sicuramente una crociera tra i fiordi della Norvegia d’estate, e un viaggio alla scoperta dell’Islanda d’inverno.
La città italiana che più ama?
Napoli. Ci sono cresciuto, ci ho studiato e ci ho preso moglie. Non solo è una città dalla bellezza sfacciata, ma una scuola di vita continua se si ha la possibilità di stare in mezzo alla gente.
La città europea più bella?
Difficile non dire Parigi, ma Stoccolma è bellissima.