In primo piano

Il gusto del sud

Lavoro e formazione professionale

Uno degli ambiti di suo maggiore interesse riguarda il mondo degli affetti e delle relazioni tra genitori e figli. Com’è nato questo suo interesse?

Direi che è un interesse dalle diverse facce. Un aspetto che metto in primo piano è legato alla mia esperienza personale, prima come figlio e poi come genitore; un altro, invece, è riconducibile alla maggior propensione e attenzione che alcune persone dimostrano di avere nei confronti delle relazioni e degli scambi affettivi. Penso di appartenere a questo ambito che probabilmente è proprio quello che mi ha spinto a scegliere il lavoro di neuropsichiatra infantile e di psicoanalista e che mi è servito ad amplificare e attualizzare i miei interessi.

Negli anni Ottanta, i suoi interessi la portarono ad approfondire le modalità per utilizzare la psicoterapia nelle strutture pubbliche. Quali ritiene siano stati gli elementi più significativi di quelle esperienze?

L’esperienza di inserimento più che delle psicoterapia direi della cultura psicoterapeutica nei servizi e nelle strutture pubbliche ha consentito di porci il problema dell’organizzazione dei servizi – soprattutto – riguardo alle modalità di accoglienza e alla dimensione relazionale nel rapporto con i pazienti. In questo senso l’esperienza è servita a togliere quelle incrostazioni istituzionali che in parte dipendevano dal manicomio ed è stata una stagione molto importante che ha permesso di qualificare i servizi pubblici.

In virtù delle sue competenze, lei è spesso coinvolto da Pubbliche istituzioni nella definizione di programmi di sostegno alla genitorialità e a bambini e adolescenti con disagio: a suo parere, ci sono segnali di progresso nelle ultime stagioni nel settore del supporto alla salute materna e infantile?

Purtroppo non intravedo nessun segnale di progresso. Personalmente ho fatto parte di una commissione ministeriale che nel 1999 aveva approvato una serie di obiettivi relativi all’ambito materno–infantile quali l’home visiting come sostegno alla genitorialità ma purtroppo sono rimasti lettera morta… Il panorama non è di certo positivo, anzi negli ultimi anni stiamo assistendo a una certa involuzione.

In questo panorama risulta ancor più difficile stare al passo con l’evoluzione demografica infantile legata alla crescita del flusso migratorio nel nostro Paese e all’aumento considerevole delle nascite da cittadini stranieri.

Il problema di questo cambiamento demografico viene considerato poco o nulla dalle nostre strutture pubbliche. Una maggiore attenzione viene solo dal settore privato, in particolare da associazioni o gruppi di lavoro religiosi quali la Caritas. Ma purtroppo c’è un notevole ritardo nella definizione dei programmi, con il rischio che nei prossimi anni ci troveremo ad affrontare un problema in continua espansione che alla fine potrebbe esplodere come è accaduto in Francia e in altri Paesi.

Qual è la prima cosa che farebbe se fosse Ministro della Salute?
Intanto mi tremerebbero i polsi! Innanzitutto punterei a responsabilizzare gli utenti del servizio sanitario nazionale invece piuttosto che a togliere i ticket – un provvedimento che ritengo inutile. Sappiamo che la spesa dei farmaci è totalmente fuori controllo e, allo stesso tempo, stiamo assistendo a un uso e abuso di farmaci incontrollato ingiustificato che deve essere controllato puntando a una maggiore responsabilizzazione dei cittadini. Poi darei la precedenza a una serie di misure di razionalizzazione per indirizzare meglio l’uso delle risorse sanitarie. Un terzo aspetto, che mi sta a cuore, è il problema delle designazioni politiche del personale medico che ha fatto scadere i livelli della professionalità. Sono dell’idea che il personale sanitario e non solo debba essere valutato in base alla competenze e queste designazioni politiche siano una totale aberrazione perché scoraggiano la formazione e qualifica dei medici.

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Lettura e scrittura

Ha mai scritto una poesia o un diario?

Quando ero ragazzo ho scritto delle poesie; non ho mai tenuto un diario ma mi piacerebbe averne uno…

Quale libro ha sul comodino?

Ho molti libri sul comodino perché ne leggo più d’uno contemporaneamente. In questo momento ho ripreso in mano un libro sulla genetica di popolazioni che avevo già letto: “Armi, acciaio e malattie” di Jared Diamond. Recentemente ho letto “Gerusalemme, Gerusalemme” di Dominique Lapierre.

Tra i libri sul comodino uno è di suo figlio?

I libri di mio figlio li ho letti e riletti anche in fase di stesura discutendone con lui. Ma ora non li ho più sul comodino perché li ho digeriti assai.

Come sceglie le sue letture?

Sono un amante di romanzi ma mi piacciono anche i saggi. Ci sono dei periodi che metto in primo piano un genere piuttosto dell’altro. Mentre i romanzi si leggono d’un fiato, i saggi richiedono molto più tempo e quindi preferisco alternarli con altri libri.

Ha mai abbandonare la lettera di un libro appena iniziato?

Certamente: non appartengo alla categorie di persone che devono arrivare alla fine di un libro a tutti i costi.

Un libro che avrebbe voluto scrivere lei…

Avrei voluto scrivere da sempre una fiction: una specie di poliziesco psichiatrico ambientato in un ospedale psichiatrico dei primi anni Sessanta.

E quando inizierà a scriverlo?

Purtroppo non ora perché il tempo a disposizione è troppo poco…

Un libro che vorrebbe leggere, ma non è ancora stato scritto…

Un libro sulla trasformazione della società italiana che è stata oggetto della produzione cinematografico degli anni Sessanta come ad esempio a “Rocco e i suoi fratelli” dove viene presentata il passaggio da una società agricola ad una società urbana. Non mi sembra che ci siano stati dei libri che hanno evidenziato questi passaggi del nostro Paese.

Qual è l’ultimo libro che ha regalato?

Mi faccia pensare… Il libro che ho proprio qui sul tavolo: l’ultimo libro di mio figlio “Come Dio comanda”.

Il successo di suo figlio, come narratore, l’ha colta di sorpresa?

Mi ha colto di sorpresa il suo primo libro di cui non sapevo nulla. Poi ho capito che aveva talento, quindi il suo successo non mi stupisce ma mi sembra meritato.

Come è venuto a conoscenza del primo libro di suo figlio?

Da un critico letterario che lo aveva letto.

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Ricordi, passioni e…

A parte l’impegno profuso nel lavoro, quali cose riescono ad appassionarla?

Sicuramente i viaggi, gli animali e la campagna.

Le piace ascoltare della musica?

Amo molto la musica operistica.

La sua opera preferita?

Sono un grande amante Mozart: “Don Giovanni”, “Flauto magico” e così via.

Il cinema: qual è l’ultimo film che ha visto?

Il cinema mi piace ma per questioni di tempo frequento molto poco le sale cinematografiche e cerco di tenermi aggiornato sulla produzione cinematografiche che però mi sembra un po’ scaduta negli ultimi anni.

E a quale “classico” è più affezionato?

“Il posto delle fragole” di Ingmar Bergman.

In cucina preferisce stare a tavola o ai fornelli?
Amo molto stare a tavola. Mi piace cucinare ma purtroppo spesso ho il tempo per farlo.

Quando si mette ai fornelli cosa preferisce cucinare?
I primi piatti.

Una trattoria della sua città che consiglierebbe di provare…
“Osteria degli artisti”, una trattoria napoletana che si trova vicino alla Basilica di San Giovanni.

Un vino che porterebbe con sé… in un’isola deserta.
Un vino siciliano: il Nero d’Avola come rosso e la Segreta della casa vinicola Planeta come bianco .

Qual è la prima pagina che guarda sul giornale?
La prima pagina con i grandi titoli.

Un programma televisivo che vale la pena seguire…
“Report”.

Il politico che inviterebbe a cena?
Nessuno.

Nemmeno alla Trattoria degli artisti?
Nemmeno.

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Tempo libero

Può dirci tre paesi che sono nel suo cuore e le ragioni di questo affetto?

India quale paese in cui si assommano aspetti diversi di spiritualità e di modernizzazione. Africa anche se è un continente molto disperante. Poi direi i Paesi mediterranei per il gusto del sud.

Quali zone della sua città le sono più care?

In estate amo passare davanti al Circo Massimo per ammirare i resti romani che all’ora del tramonto sono bellissimi. Di Roma mi piace tutto: trovo che sia una città bella. Il centro è delizioso ma non ci abiterei; poi ci sono diversi quartieri tutti da scoprire, dal Pigneto a Città Giardino. A Roma è piacevole lasciarsi andare un po’ e girovagare per la città alla scoperta di nuovi angoli e quartieri.

In quale città italiana le piacerebbe vivere se non abitasse a Roma?

Napoli, Napoli…

La città europea più bella?

Mi devo ripetere… Roma!

Chiuda gli occhi: quale paesaggio ricorda con particolare emozione?

Si sovrappongono diverse immagini… Sono soprattutto immagini delle isole delle Grecia, con la bellezza del mare e i ricordi di un viaggio che mi ha portato recentemente nell’isola di Itaca mentre leggevo l’Odissea.

 


Massimo Ammaniti è inizia a collaborare con la casa editrice nel 1981 con la pubblicazione di “Bambino maltrattato” a cui è seguito nel 1995 il volume “La gravidanza tra fantasia e realtà”.  Con Silvia Cimino e Cristina Trentini, “Quando le madri non sono felici. La depressione post-partum”.  È codirettore, insieme ad altri nomi prestigiosi, della rivista Infanzia e adolescenza del Pensiero Scientifico Editore. Massimo Ammaniti è padre di Niccolò, autore di romanzi pulp e a soggetto giovanile.

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