In primo piano
Integrità, indipendenza… e Napule è mille culure
Lavoro e formazione professionale
Nella formazione di un medico, contano i “Maestri”?
Moltissimo. I migliori sono quelli che insegnano con l’esempio e la condivisione ma poi ti lasciano lo spazio per la tua originalità e la tua indipendenza. Non ti suggeriscono di copiarli, ma ti spingono a pensare in maniera autonoma. E mettono in conto il momento del distacco, quello in cui li dovrai lasciare per prendere la tua strada.
Nella sua formazione, può dire di avere avuto un “Maestro”?
Credo di averne avuto più di uno. Quando ero all’università, Angelo Raffaele Bianco mi ha insegnato a fare il medico, e Sabino De Placido mi ha fatto avvicinare alla sperimentazione clinica. E poi Ciro Gallo, il biostatistico che per una vita ha rappresentato la colonna vertebrale di tutte le sperimentazioni che abbiamo fatto insieme: maestro di metodologia e di onestà intellettuale.
Ha passato periodi di studi all’estero dopo la laurea? Se sì, dove e per quanto tempo?
Ebbene no. Sono sempre stato un po’ controcorrente e negli anni in cui avrei potuto andare all’estero (e c’era chi mi ci voleva mandare…) decisi di dimostrare che l’Italia non era seconda a nessuno e che la qualità delle persone prevaleva, secondo me, sulla qualità dei luoghi della ricerca. Quindi partii da Napoli ma mi fermai a Milano, nel laboratorio di Maria Ines Colnaghi all’Istituto dei tumori in via Venezian. Tre anni bellissimi, durante i quali oltre alla scienza si costruirono legami umani che durano ancora oggi.
Le principali ragioni per cui ha scelto la sua professione…
Di iscrivermi a medicina l’ho deciso in extremis, perché affabulato da un chirurgo amico della mia famiglia che una sera mi raccontò un incredibile intervento all’esofago che aveva fatto il giorno prima per salvare la vita ad una ragazza. Poi l’oncologia la scelsi perché il cancro era, e ancora è, sfidante. Dicevo, a volte anche esagerando, che era una delle poche malattie che non guariscono da sole e che quindi gli oncologi erano veramente necessari!
La sua maggiore soddisfazione nella vita professionale?
Due episodi. Il primo non c’entra con l’oncologia: ero un giovane medico e salvai la vita con una manovra di rianimazione a un uomo di circa 60 anni, che qualche settimana fa, oltre i 90 anni, ha festeggiato con la moglie l’anniversario di tanti anni di matrimonio. Che gioia! Il secondo è recente ed è l’elezione a Presidente della Associazione italiana di oncologia medica.
E la più grande delusione?
Me la sono dimenticata.
La parte più gratificante del suo lavoro?
Sentirmi dire da un paziente che ha capito quello che gli ho detto e che per questo si sente più sereno.
E la più noiosa?
Dover convivere con una snervante burocrazia.
Può descriverci l’ambiente nel quale lavora? Cosa ha appeso alle pareti del suo ufficio?
Ci sono le piante, accolgo anche quelle morenti e sono contento quando le vedo rinascere. Alle pareti i quadri dipinti da mio padre, che era direttore di banca di professione, ma pittore e baritono per passione, finché gli fu possibile.
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Sfide e scommesse
Quale sarebbe la prima cosa che cercherebbe di fare se fosse ministro della salute?
Non solo la prima ma tutte le cose che cercherei di fare servirebbero a rendere sempre più solido ed efficiente il Servizio sanitario nazionale, che considero una infinita ricchezza del nostro Paese. Ma non essendo Ministro cerco di ispirare la mia attività di ricerca al principio di lavorare per riconoscerne le debolezze e proporre modi per superarle.
Cambiamo ambito: se fosse ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca?
Cercherei di convincere il capo del Governo a investire molti più soldi. Non bastano le idee geniali, ci vogliono anche le risorse per metterle in pratica.
E se fosse consigliere scientifico del Governo?
Ma perché è un ruolo che esiste?
Quale politico inviterebbe volentieri a cena? E che non inviterebbe a cena?
Tendenzialmente non inviterei alcun politico a cena, a meno che non sia un mio amico, e in questo caso il fatto che sia un politico sarebbe insignificante. Comunque una pizza con qualcuno simpatico la mangerei, penso ad esempio all’onorevole Bersani. Dividendo il conto alla romana.
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Letture e scrittura
Come trova il tempo di scrivere e dove?
Scrivo ormai sempre per lavoro, quindi al computer ovunque esso sia, la scrivania in ospedale o a casa o anche il tavolino del treno. Il treno risolve anche il problema del tempo…
Online oppure offline?
Ovviamente offline. E-mail, WhattsApp e Twitter non significano mica scrivere…
Il refuso più “pericoloso” che le è sfuggito di mano…
Non saprei dirlo, anche se credo che di refusi me ne sfuggano molti perché uso la dettatura per whattsapp senza rileggere prima di inviare. Comunque, se chi li legge è una persona intelligente non sono mai pericolosi!
Ha mai scritto una poesia? O ha mai sognato di scrivere una poesia?
Certamente si, da ragazzo, con l’ispirazione degli amori perduti o mancati. Chissà dove sono andate a finire.
E un diario?
No. La sistematicità in questo campo non mi è mai stata propria.
Quale libro ha sul comodino?
Non ne ho. Alla sera crollo a volte anche prima di arrivare a letto! Ma nello zaino oggi ho “Lo stato innovatore” di Mariana Mazzucato.
Qual è l’ultimo libro che ha regalato?
“La dismissione” di Ermanno Rea. È un lucido e struggente racconto della chiusura della fabbrica Ilva a Bagnoli, un quartiere di Napoli, la mia città. Ne ho regalato più di una copia.
I suoi scrittori preferiti?
Tendenzialmente quelli italiani, perché non mi piace leggere le traduzioni (pur rispettando moltissimo i traduttori!) e in lingua inglese tendo a leggere solo per lavoro. Maurizio De Giovanni, Ermanno Rea, Andrea Camilleri e Alessandro Baricco, per fare qualche nome.
Il libro che vorrebbe portate su un’isola deserta?
Io su un’isola deserta, se possibile, preferirei non andarci…
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Ricordi, passioni e…
Qual è stato il suo primo “esame”?
Ho pessima memoria…
Ha delle paure nascoste che può confidarci?
Temo che le mie paure siano banali e poco nascoste …
Qual è il suo più grande rammarico?
Avere accettato di rispondere a tutte queste domande su di me…
Una lettera che non ha mai spedito?
Credo di non aver mai spedito una lettera… anche quando ancora non esisteva la posta elettronica. Preferivo sempre parlare.
Il compleanno più bello?
Il prossimo. E poi quello dopo, e così via, finché dura.
C’è qualcosa a cui non rinuncerebbe?
La libertà di dire quello che penso. Anche se so che è una affermazione presuntuosa perché questa libertà viene tolta a tanti che la pensano come me.
E qualcosa a cui vorrebbe rinunciare?
Rispondere a questa domanda.
Una cosa che la appassiona?
Tante… aggiustare cose rotte, curare il giardino, cucinare il pesce, camminare per boschi e per centri storici…
In cucina preferisce stare al tavolo o ai fornelli?
Prima ai fornelli e poi al tavolo. Ma se chi cucina è molto capace sto volentieri anche solo al tavolo!
Si mangia per sopravvivere o per godere?
La maggior parte degli esseri umani mangia per sopravvivere. E qualcuno non ci riesce.
Veg o carne?
Sempre meno carne.
Birra o vino?
Entrambi, caso mai non nella stessa cena…
Che cosa ama di più del suo Paese? E cosa meno?
Domanda di riserva?
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Curiosità
I giornali li legge sulla carta o online?
Ormai online, ma non quelli in pdf che vogliono assomigliare a quelli su carta…
Qual è la prima pagina che guarda sul giornale?
Ma online non ci sono le pagine…
La televisione serve a guardare…
Le partite del Napoli e il telegiornale. Poi anche i film, ma il rischio di addormentarmi è veramente alto…
Chi le telefona più spesso?
I gestori di telefonia ed energia elettrica. Non ne posso più…
Il momento migliore della giornata: l’alba o il tramonto?
Il tramonto, d’estate, sul mare con un buon Prosecco. Ma il sole che vedo sorgere dietro al Vesuvio è efficacissimo nell’indirizzare bene la giornata.
E il miglior giorno della settimana?
Domani. Soprattutto se oggi è venerdì.
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Tempo libero
Quale musica ascolta e dove?
Amo tanti artisti che non ci sono più. Fabrizio De André, Franco Battiato, Lucio Dalla, Pino Daniele, Rino Gaetano, Lucio Battisti, Gaber. Ma sono poco selettivo e nel mio smartphone che suona in auto ci sono Fiorella Mannoia, Ivano Fossati, Cat Stevens, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Aretha Franklin, Joan Baez, Paolo Conte, Eugenio Bennato e tanti altri. E c’è un po’ di musica classica e un po’ di lirica, comprese le romanze incise da mio padre.
Il suo film preferito?
Non lo so, ma mi piace segnalare due capolavori anche grazie alla magnifica colonna sonora: “Inside Llewyn Davis” e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”.
Treno, auto o aereo?
Esattamente in quest’ordine.
Lo sport preferito?
Da vedere il calcio, la formula 1 e il tennis. Da praticare lo yoga (anche se non è esattamente uno sport) e un po’ di tennis.
Mare o montagna?
Mare, ovviamente… sono Napoletano! Però nel bosco con il cane ci sto bene!
La vacanza più bella?
La prossima.
La città italiana che più ama?
Napoli.
La città europea più bella?
Tante belle… Praga, Vienna, Madrid, Berlino.
Bellissimo… ci si può innamorare di una persona così