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Antonio “Potter” Addis e la camera dei segreti…

 

Ritratto di Antonio Addis, Direttore dell’Ufficio Informazione sui farmaci dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)

Lavoro e formazione professionale
Può dire di avere avuto un Maestro?

Direi molti ma preferisco non fare nomi: non per evitare di fare torto a qualcuno, ma piuttosto per proteggere alcune persone dal sapere di avere questa responsabilità.

Ha passato periodi di studi all’estero dopo la laurea? Se sì dove e per quanto tempo?

Si, quasi tre anni in Canada, a Toronto, presso la Division of Clinical Pharmacology dell’Hospital for Sick Children.

Il suo più grande successo professionale? E la più grande delusione?

L’esperienza estera è stato molto importante. Mi ha dato molta soddisfazione riuscire, dopo i primi quattro mesi, a convincerli a tenermi con loro. Tornato in Italia per un certo periodo ho sofferto l’idea di dover lasciare la ricerca, ma non sono sicuro che si tratti di una vera e propria delusione.

Qual è la parte della suo lavoro più gratificante? E quella più noiosa?

Sono contento quando riesco a vedere che, incredibilmente, siamo riusciti a far uscire un nuovo numero del “Bollettino di Informazione sui Farmaci“. A noi sembra ogni volta uno sforzo sovraumano mantenere questo impegno di informazione. Devo dire grazie al gruppo che lavora nella nostra redazione ed all’impegno di tanti autori che lavorano nell’anonimato se siamo riusciti fino ad oggi a racimolare un certo consenso intorno a questa iniziativa.

Qual è il commento più memorabile che ha ricevuto da un referee?

Uno dei primi lavori in lingua inglese che sottoposi a una rivista tornò indietro con un commento piuttosto caustico: “Il lavoro sembra interessante ma non riesco a capire esattamente l’oggetto dello studio”. La foga di riportare troppe cose senza un approccio schematico e chiaro aveva prodotto un trattato poco comprensibile: in questo la scuola anglosassone è molto utile.

Il refuso più “pericoloso” che le è sfuggito di mano…

Difficile fare una graduatoria. Soprattutto se si pensa che insieme ad altri mi sono occupato recentemente anche del “Prontuario Farmaceutico Nazionale 2005” e delle “Note limitative” dell’AIFA…

Quanto impiega ad andare al lavoro?

Venti minuti con la metropolitana.

Cosa ha appeso alle pareti del suo ufficio?

Ho due poster: il primo raffigura Totò e Peppino nella memorabile lettera “Signorina, signorina, veniamo noi con questa mia addirvi che…” a proposito di refusi eccetera; il secondo invece è un poster di Falcone e Borsellino. Insomma, la commedia e la tragedia in Italia.

Ricordi, passioni e…
Qual è stato il suo primo “esame”?

Forse è proprio perché uno si ricorda solo l’ultimo che non finiscono mai. Mi è rimasto impresso un colloquio con Brian Strom quando andai a chiedere di poter lavorare con lui a Philadelphia per un periodo (il problema sostanziale era di persuaderlo a mantenere il mio eventuale post doc). Il colloquio non andò molto bene, soprattutto non lo convinsi che sarebbe stato possibile fare drug information e farmaco-epidemiologia insieme. Fortunatamente, negli anni a seguire, sono riuscito a realizzare degli studi che mettevano insieme le due cose.

Qual è il suo più grande rammarico?

Non riuscire a lavorare e vivere nella terra che più amo.

Ha delle paure nascoste?

Nascoste, appunto.

Una lettera che non ha mai spedito?

Ve ne sono alcune che non sono mai partite perché in realtà non sono ancora terminate, nonostante abbia cominciato a scriverle molto tempo fa.

Il compleanno più bello?

Sono nato in una data infelice, il primo gennaio. È un giorno che per tutti comincia tardi soprattutto per rifarsi dai festeggiamenti della notte prima. Difficile inoltre competere con i festeggiamenti dell’ultimo dell’anno. Forse per questo mi piace molto l’approccio di mia figlia Virginia che, non so se perché gli ho letto la storia di Alice o per saggezza propria, ogni mattina si sveglia dicendo che è il suo compleanno.

C’è qualcosa a cui non rinuncerebbe? E qualcosa a cui vorrebbe rinunciare?

Sono della teoria che il prodotto vada preso così com’è, per intero.

Una cosa che la appassiona?

La curiosità della gente – diciamo fino ai 6 anni.

In cucina preferisce stare al tavolo o ai fornelli?

Mi piace cucinare ma ho bisogno di un buon regista alle spalle. Insomma, sono un buon esecutore ma qualcuno deve scrivermi i testi. E Carla, mia moglie, è un’ottima regista.

Si mangia per sopravvivere o per godere?

Per godere. Mi rendo conto di essere un privilegiato.

Curiosità
Qual è la prima pagina che guarda sul giornale?

La prima, la politica poi.

La televisione serve a guardare…

La pubblicità. Mi sembra l’unica priva di conflitto di interessi.

Chi le telefona più spesso?

Difficile dirlo. All’interno dell’Ufficio di informazione c’è un numero verde…

Il momento migliore della giornata: l’alba o il tramonto?

Sono per il tramonto, mi trovo più a mio agio. Tuttavia quando ero bambino mi colpiva il rumoreggiare degli animali poco prima dell’alba, mi chiedevo se per loro è sempre la prima volta.

E il miglior giorno della settimana?

Il venerdì.

La prima cosa che farebbe se fosse Ministro della Salute?

Non riesco a figurarmi il problema.

Il politico che inviterebbe a cena?

Nelson Mandela.

Lettura e scrittura
Come trova il tempo di scrivere e dove?

Soprattutto in treno. Vivendo a Milano e lavorando a Roma, certamente le occasioni non mancano.

Il computer è un alleato o un nemico?

Un alleato.

Ha mai scritto una poesia? O ha mai sognato di scrivere una poesia?

Preferisco la prosa.

E un diario?

Alle volte scarabocchio degli appunti confusi, che cercano di porre senso logico ad idee poco chiare, ma difficilmente lo paragonerei ad un diario

Quale libro ha sul comodino?

“Caos calmo” di Sandro Veronesi.

Qual è l’ultimo che ha regalato?

“Non buttiamoci giù” di Nick Hornby.

Tempo libero
Quale musica ascolta e dove?

Mi piacciono i REM che ascolto sul treno. In realtà, piacciono a Carla e io li ascolto.

L’ultima volta che è andato al cinema? E a teatro?

“Non desiderare la donna d’altri”, un film danese molto carino con un titolo poco adeguato. Il cinema è una grande passione ma purtroppo l’arrivo di Beatrice, tre mesi fa, ha inflitto un duro colpo alle ambizioni cinefile mie e di Carla.

Treno, auto o aereo?

Treno, anche se usandolo così frequentemente sta diventando un amore-odio.

La vacanza più bella? La città europea più bella?

Ho un ricordo memorabile di un viaggio fatto in India. Per quanto riguarda la città europea, anche a costo di apparire scontato, voterei Parigi.

Lo sport preferito?

Seguo distrattamente il calcio, mentre da piccolo ero appassionato di vela.

7 dicembre 2005

Tra i libri più recenti della casa editrice, Antonio Addis è autore, con Nello Martini, del capitolo “EBM e politica del farmaco”, del volume “Etica, conoscenza e sanità. Evidence-based medicine fra ragione e passione“a cura di Alessandro Liberati. La sua scheda sui vini di Sardegna arricchisce il libro “Star bene mangiando. Le ricette regionali per una sana alimentazione“, di Giuseppe Fatati. Addis è Direttore scientifico del “Bollettino di Informazione sui Farmaci“, rivista curata editorialmente da Il Pensiero Scientifico Editore.

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