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Le alici nel paese delle meraviglie

Lavoro e formazione professionale
Chi le ha insegnato di più, e perché?

I miei studenti e mia figlia Allison: “Si vis doceri, doce”, sosteneva Cicerone.

Quale consiglio darebbe ad un giovane medico che desiderasse applicare l’informatica alla pratica clinica?

Devi conoscerne gli usi, e i limiti, degli strumenti di cui disponi.

Qual è stata la sua maggiore soddisfazione professionale?

Aver completato i miei due libri: “Ethics, computing, and medicine” e “Ethics and evidence-based medicine“.

E il suo maggiore rimpianto?

Lavorare troppo senza un chiaro obiettivo.

Tra i consigli che avrà ricevuto, qual è stato il più utile?

Scrivi su ciò che ti sta a cuore.

Il lavoro peggiore che le è capitato di dover fare?

Fare l’inventario in un negozio di hardware: contare senza che te ne importasse nulla…

Cosa collega lo sviluppo dell’informatica medica all’approccio della medicina basata sulle prove?

Disponiamo di un numero troppo elevato di evidenze da conservare ed utilizzare senza poter contare su delle macchine intelligenti. Ma la evidence-based practice richiede non una semplice risorsa per gestire i dati ma la determinazione degli operatori a fare buon uso delle informazioni e a comprendere vantaggi e limiti della ricerca biomedica. L’informatica medica è al servizio delle finalità della pratica basata sulle prove aiutandola ad organizzarla ed offrendole conoscenze, ma non come un surrogato dell’intelligenza o della capacità di prendere decisioni.

Si parla dei rischi che la riservatezza dei cittadini correrebbe a causa dell’informatica: cosa ne pensa?

Credo che l’informatica renda più facile il cattivo uso delle informazioni relative ai pazienti; ma allo stesso tempo fornisca gli strumenti per tutelare la confidenzialità. Il punto cruciale è essere certi che il secondo aspetto prevalga sul primo.

Lettura e scrittura
Può dirci i suoi siti internet preferiti?

Ne segnaleri quattro:

Come trova il tempo per scrivere?

Ne fanno le spese i miei familiari! L’evoluzione della specie non è stata guidata dai comportamenti adattativi alla scrittura, così l’attività dello scrivere deve essere ritagliata nel tempo dedicato ad altro.

Che rivista professionale legge con maggiore interesse?

Isis, di storia della scienza.

Il romanziere che la diverte di più?

Di recente, le eleganti distopie dark e divertenti di Neal Stephenson: sono un approccio interessante alla trasposizione della information technology nella letteratura seria.

Tempo libero
E il suo paesaggio preferito?

La Costiera amalfitana.

Le piace ascoltare musica?

Naturalmente, sperando nella riscoperta della PFM, la band milanese degli anni Settanta.

Sport?

Il baseball.

Cucina?

Qualunque: a patto si usino le alici!

Curiosità…
Ci dica, infine, il suo peggior difetto.

Perdere troppo tempo provando a dare risposta a domande difficili, per esempio ad interrogativi per i quali esistono molte risposte possibili. Ma ho talmente tante cattive abitudini che la domanda mi demoralizza…

 

29 novembre 2006

Docente di Etica alla University of Miami, già presso la University of Pittsburgh Center for Bioethics and Health Law dal 1988 al 1991, Ken Goodman è uno dei più influenti esperti di bioetica nel mondo. Per Il Pensiero Scientifico Editore ha scritto “Etica, informatica e medicina“. Tra le sue recenti pubblicazioni: “Ethics and information technology: a case-based approach to a health care system in transition” (New York: Springer-Verlag, 2002); “Ethics and evidence-based medicine: fallibility and responsibility in clinical science” (Cambridge: Cambridge University Press, 2003), “Ethics, information technology and public health: duties and challenges in computational epidemiology“, in O’Carroll PW, Yasnoff WA, Ward ME, Ripp LH and Martin EL, eds., “Public Health Informatics and Information Systems” (New York, Springer-Verlag, 2003).

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