In primo piano

Successi, poesie e… gatti

Lavoro e formazione professionale
Può dire di avere avuto un Maestro?

Forse più di uno. Ma direi che sono due le persone che hanno davvero avuto un ruolo importante nella mia vita, dando corpo e vita alle mie prime idee sulla cura: lo psichiatra Carlo Manuali, psichiatra e uomo di scienza, che coniugò in Umbria la chiusura degli Ospedali psichiatrici con la ridefinizione epistemologica del concetto stesso di soggettività, e il filosofo Paolo Rossi, che mi permise di ricomporre un’idea dell’uomo, non più contrapposta tra scienze della natura e scienze umane.

Ha passato periodi di studi all’estero dopo la laurea? Se sì dove e per quanto tempo?

Appena laureata negli Stati Uniti e a Parigi per brevi periodi.

Il suo più grande successo professionale?

In generale considero un privilegio la possibilità di potere realizzare concretamente qualcosa che si è progettato nella teoria. È accaduto diverse volte nella mia vita professionale, anche perché – a detta dei miei collaboratori – è difficile scoraggiarmi dal realizzare le cose in cui credo. E sicuramente, in questo senso, la realizzazione del Centro di Todi è stato un progetto davvero entusiasmante, collettivo ed appassionato.

E la più grande delusione?

L’indebolimento del Servizio sanitario pubblico e l’assenza di creatività innovativa.

Qual è la parte della suo lavoro più gratificante? E quella più noiosa?

La parte più gratificante accorgersi che i nuovi modelli assistenziali progettati e realizzati sono più efficaci, che la ricaduta sul cittadino è positiva e che le persone stanno meglio. Quella più tediosa è legata agli aspetto burocratico che è inevitabile in ogni realizzazione… ma mi dico che senza questo noiosissimo aspetto i progetti rimarrebbero dei sogni. E dunque lo accetto.

Quanto impiega ad andare al lavoro?

Mezz’ora da Perugia a Todi in macchina. Ma non è un tempo perso, tutt’altro: di solito vado al lavoro insieme ai colleghi e da quelle chiacchierate mattutine sono spesso nati i progetti migliori.

Cosa ha appeso alle pareti del suo ufficio?

Un quadro con la frase di Plotino “L’anima ha bisogno di un luogo” e un manifesto che riproduce la copertina di un libro di Virginia Woolf “Il volo della mente”.

Ricordi, passioni e…
Qual è stato il suo primo “esame”?

Forse quello di maturità , perché ricordo la sensazione provata che tutto sarebbe cambiato di lì a poco.

Qual è il suo più grande rammarico?

Francamente non ne ho. Anche perché penso che nella biografia di una persona si realizzino le cose possibili e non quelle impossibili.

Ha delle paure nascoste?

Ho delle paure ma non me ne vergogno. Pertanto non sono paure nascoste.

Una lettera che non ha mai spedito?

Direi più di una. Ma, con il senno di poi, direi che sono lettere che fino in fondo non volevo scrivere.

Il compleanno più bello?

Quello in cui aspettavo mio figlio Gregorio.

C’è qualcosa a cui non rinuncerebbe? E qualcosa a cui vorrebbe rinunciare?

Non riuscirei a fare a meno della mia stanza piena di libri. Sicuramente vorrei rinunciare all’uso dell’automobile.

Una cosa che la appassiona?

Posso dirne due? Scrivere e scalare una montagna.

In cucina preferisce stare al tavolo o ai fornelli?

La mia cucina è anche una grande sala da pranzo, con al centro un tavolo per quindici persone. Mi piace cucinare conversando con i miei ospiti.

Curiosità
Qual è la prima pagina che guarda sul giornale?

I titoli della prima pagina velocemente al mattino mentre prendo il caffè. La pagina della cultura con calma alla sera.

La televisione serve a guardare…

Fondamentalmente notizie. Ma nel mio caso serve anche a capire l’immaginario delle mie pazienti.

Chi le telefona più spesso?

Il mio compagno, che abita in un’altra città, e mio figlio di 13 anni, che mi ha costretto ad acquistare un video telefonino.

Il momento migliore della giornata: l’alba o il tramonto?

Senz’altro il mattino, quando il mondo è ancora quieto e silenzioso.

E il miglior giorno della settimana?

Chiederei progetti a tutti coloro che lavorano sul campo. Perch, come dice lo storico della medicina Mirko Grmek, “l’esperienza diretta e la passione non sono solo ostacoli epistemologici”.

Lettura e scrittura
Come trova il tempo di scrivere e dove?

Al mattino presto o la sera tardi. Preferisco lavorare nel mio studio, tra i miei libri, con il gatto che dorme sulla poltrona.

Il computer è un alleato o un nemico?

L’ho scoperto relativamente tardi, circa dieci anni fa. Ma adesso non potrei farne a meno: è un alleato preziosissimo.

Ha mai scritto una poesia? O ha mai sognato di scrivere una poesia?

Come molti da ragazzina. Ma sicuramente la poesia fa parte della mia vita di ogni giorno.

E un diario?

Ho sempre scritto diari, appunti ,quaderni. Negli anni il senso di questi scritti è cambiato, ma è rimasta la sensazione che la parola scritta sia comunque un modo ineguagliabile di appoggiare i pensieri. E le idee.

Quale libro ha sul comodino?

“La trilogia della città di K.” di Agotha Kristof, una scrittrice ungherese emigrata in Svizzera. Un libro sconvolgente sul significato dell’abbandono.

Qual è l’ultimo che ha regalato?

“Amico , nemico, amante” di Alice Munroe.

Tempo libero
Quale musica ascolta e dove?

Ogni luogo ha la sua colonna sonora. In macchina ascolto musica etnica; a casa, studiando, classica e jazz; al mattino, mentre mi preparo, musica italiana.

L’ultima volta che è andata al cinema o a teatro?

Al cinema una settimana fa per vedere “Le conseguenze dell’amore”. A teatro una ventina di giorni fa per uno spettacolo di teatro-danza di Misha Von Hoek.

Treno, auto o aereo?

Aereo, ma anche treno dove amo leggere e scrivere.

La vacanza più bella?

La vacanza più bella sei mesi fa nel deserto algerino, dormendo in tenda con vento freddo e sabbioso che rischiava di strappare via tutto.

La città europea più bella?

Parigi: è la città dove amo sempre ritornare…

Lo sport preferito?

Camminare in ogni stagione in montagna.

5 ottobre 2005

Psichiatra e psicoterapeuta, Laura Dalla Ragione ha scritto per Il Pensiero Scientifico Editore il volume La casa delle bambine che non mangiano, incentrato sui disturbi del comportamento alimentare, una delle emergenze sanitarie oggi più preoccupanti nella società occidentale. Il libro è stato costruito intorno all’esperienza dei primi anni di lavoro presso il Centro disturbi del comportamento alimentare di Todi, di cui Dalla Ragione è responsabile.

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