In primo piano

Scalata all’appropriatezza

Lavoro e formazione professionale

Chi considera il suo Maestro e perché?

Giulio Alfredo Maccacaro, per il rigore metodologico e l’impegno civile. Ma anche, da studente, il mio professore di Anatomia, Mario Oliviero Olivo e quello di Patologia generale, Giovanni Favilli, entrambi per la loro scienza e per il loro impegno che oggi chiameremmo umanitario (anni Cinquanta: la pace, contro la bomba atomica, il tribunale Russel, ecc.).

Qual è il consiglio migliore che ha mai ricevuto?

Quello, da studente, datomi da Giovanni Favilli, di prendere un indirizzo diverso da quello di mio fratello gemello. Infatti il gemello ora è patologo generale e io farmacologo. Favilli ci disse che entrambi per l’internato non ci avrebbe presi, sarebbe impazzito a distinguerci.

Qual è il suo maggiore rimpianto professionale?

Non aver fatto psichiatria: mi sarei curato da solo le mie piccole ossessioni per l’ordine e l’ortografia, evitando la tentazione di ricorrere allo strizzacervelli.

Qual è la parte del suo lavoro che le dà maggiori soddisfazioni?

Quando, da una rivista scientifica alla quale si è inviato un manoscritto, si riceve la lettera con la parola “accepted”.

Che consiglio darebbe ad un giovane farmacologo?

Di occuparsi di farmaci. Oggi si occupano tutti solo di biologia molecolare.

Curiosità

Cosa la appassiona?

La guerra ai farmaci inutili.

Cos’è che riesce a darle quiete?

La revoca di qualche farmaco inutile.

Che tipo di paesaggio ama di più?

La montagna, sia d’inverno sia d’estate.

Qual è la capitale europea che preferisce?

Parigi.

Ci dica il suo peggior difetto?

Sono pedante.

E il lavoro peggiore che ha fatto?

Ho sempre fatto solo quello che mi piaceva.

Lettura e scrittura

Come trova il tempo di scrivere?

Non lo trovo. Scrivono i miei collaboratori.

Come pianifica l’attività di stesura dei testi?

Discutiamo l’obiettivo e lo schema generale del lavoro. Poi ci distribuiamo le sezioni da scrivere. La “discussione e conclusioni” la scriviamo ragionando insieme, un due o tre intorno al computer.

Qual è la sua rivista professionale preferita?

Il New England Journal of Medicine.

Ritiene che i classici “trattati” di Medicina o di Farmacologia abbiano davvero esaurito la propria funzione?

No, ritengo che siano ancora molto utili per una visione organica e per approfondimenti. Purtroppo oggi gli studenti sono pressati a “disfarsi” degli esami ricorrendo a dispense striminzite o pretendendo da noi le diapositive che usiamo a lezione, facendone pressoch l’unico materiale di preparazione.

Tempo libero

Qual è il romanziere che legge più volentieri?

Thomas Mann.

Cosa sta leggendo in questi giorni?

Daniel Defoe, “Le avventure del capitano Singleton”.

Le piace ascoltare musica?

Assolutamente sì. Soprattutto Mozart, tutto. Ma ora anche Haydn, le sonate, i trii e i quartetti, meno le sinfonie. L’ascolto forse piace di meno ai miei familiari perché metto la musica ad alto volume.

Ha uno sport preferito?

Due: lo sci (discesa, non fondo) e la bicicletta da corsa (ma da solo, perché nei gruppi rimango indietro).

Nicola Montanaro è stato tra i curatori, nel 1988, del “Prontuario terapeutico commentato“, coordinato dal Gruppo italiano di ricerca sull’utilizzazione dei farmaci affiliato all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nella stessa collana del Pensiero Scientifico Editore, i Libri con la spirale, Montanaro ha preparato insieme a Nicola Magrini, Alberto Vaccheri e Fabio Suzzi, la guida “Centocinquanta farmaci per il medico di famiglia” (fuori catalogo), pubblicato nel 1993 ma ancora di sorprendente attualità. Lo scorso anno, invece, il farmacologo bolognese ha curato l’edizione italiana di “EBM Toolkit“, di Douglas Badenoch e Carl Heneghan, di cui uscirà la seconda edizione nei primi mesi del 2007, sempre per la nostra casa editrice. Montanaro è nel Comitato scientifico del “Bollettino di Informazione sui Farmaci“, pubblicazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco, curata editorialmente dal Pensiero Scientifico.

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