In primo piano
La stagione degli amori veri
Lavoro e formazione professionale
Nella formazione di un medico, contano i “Maestri”?
Non solo nella formazione del medico: è importante per tutti, qualunque sia il cammino professionale che si intraprende. Purché poi ci si impegni a superare il “Maestro”…
Qual è la maggiore soddisfazione da lei avuta nella vita professionale?
Il consenso informato: credo che con il mio impegno – unito a quelli di altri appassionati di etica – sia riuscito a far passare il messaggio, estraneo all’etica medica tradizionale, che il medico è tenuto a chiedere il consenso al malato, anche se è convinto che gli stia fornendo la terapia giusta.
E la più grande delusione?
Il consenso informato, ovvero la sua traduzione in pratica tramite la modulistica che estorce il consenso, senza vera informazione. Quello che oggi è qualificato come consenso informato è una caricatura di ciò che intendevamo proporre sottolineando il valore dell’autonomia della persona malata nella pratica della medicina.
Qual è la parte del suo lavoro più gratificante?
Proporre nella formazione il modello della buona medicina nei termini della bioetica e sentire il commento del professionista che esclama: “Sono vent’anni che praticavo la bioetica e non lo sapevo!”.
E la più noiosa?
Fare formazione a chi ha già fatto proprio il modello. È come predicare ai convertiti.
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Lettura e scrittura
Come trova il tempo di scrivere?
Scrivere per me non è un di più: è parte essenziale del mio lavoro. La sfida è trovare il tempo per leggere. Soprattutto da quando la medicina narrativa è diventata di moda, sono sopraffatto da richieste di leggere resoconti di percorsi di malattia e di cura. È piacevole e istruttivo. Ma rischia di diventare un compito immane seguire, oltre alla evidence-based medicine anche la crescita della narrative-based medicine.
Quale libro ha sul comodino?
Le poesie di Wislawa Szymborska.
Qual è l’ultimo libro che ha regalato?
Il titolo non lo posso dire. L’avevano regalato a me e non mi piaceva. L’ho rifilato a un amico per il compleanno (mi vergogno!).
Il libro che vorrebbe portate su un’isola deserta?
Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Forse, non avendo altro, mi deciderei di affrontalo: un impegno che rimando da decenni.
I suoi scrittori preferiti?
Ne cito uno solo: Romain Gary. Chi non lo conosce si affretti a procurarsi uno dei suoi libri: uno qualsiasi. Ognuno è una provocazione e una scoperta.
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Ricordi, passioni e…
Qual è stato il suo primo “esame”?
Voglio ricordare quello per la cattedra di bioetica. Rigorosamente bocciato (neppure ammesso all’orale). Il pacco delle mie pubblicazioni ritirato successivamente intatto dai magazzini del ministero: i commissari devono aver preso la decisione senza esaminarle. Felice chiusura di un flirt con l’università. È incominciata così la stagione degli amori veri: la formazione e la divulgazione.
Il più bel ricordo?
Il giorno del mio matrimonio. A Cleveland (Ohio), dove ero per un soggiorno di studio alla Cleveland Clinic: uno dei centri di eccellenza della medicina a livello mondiale, che aveva inserito la consulenza bioetica nella pratica clinica (da noi a malapena si conosceva il nome della bioetica). Ero là per imparare, e credo di aver appreso molto. Ho colto l’occasione anche per sposarmi. Ricordo mia moglie e io, soli, davanti a un giudice, a scambiarci una promessa che dura da trent’anni. Poi a pranzo nel ristorante del museo. La libertà dalle convenzioni come stile di vita…
Il compleanno più bello?
Il prossimo (purché ci sia!).
Si mangia per sopravvivere o per godere?
Per goderci la sopravvivenza.
Veg o carne?
Da diversi anni vegetariano. E mai pentito.
Birra o vino?
E perché non l’una (d’estate) e l’altro (tutto l’anno)?
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Curiosità
I giornali li legge sulla carta o online?
Online. Ma alla domenica mi concedo gli insuperabili giornali di carta!
Qual è la prima pagina che guarda sul giornale?
Gli spettacoli e i film.
La televisione serve a guardare…
Le serie, una dopo l’altra.
Chi le telefona più spesso?
Un call center per offrirmi un nuovo, favoloso, contratto telefonico.
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Tempo libero
Quale musica ascolta e dove?
Musica classica. A letto, come rito di accompagnamento al sonno. Ma che nostalgia dei concerti all’Auditorium di Roma e soprattutto del festival annuale di musica da camera a Mantova! Con la fine della pandemia anche la musica tornerà ad attraversare le nostre vite.
Il suo film preferito?
“Blade runner” (oppure “C’era una volta in America”? Sono incerto…).
Treno, auto o aereo?
Scherziamo?! Rigorosamente in lockdown!
Mare o montagna?
Campagna.
La città italiana che più ama?
Matera.
La città europea più bella?
Parigi (non c’è gara).